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Canta la pace, interiore
L’eterna freschezza, ancora ai
settant’anni, quanti ne aveva quando il film fu girato. L’occhio della regista
è simpatetico, ma il viso, l’attitudine, l’eloquio, anche nel ricordo di forti
contrasti, restano come la voce: limpidi. Una giovinezza che viene dall’equilibrio
interiore? Pur in mezzo a tempeste. Le manifestazioni e le marce, anche drammatiche
in Alabama, per l’integrazione razziale nelle università e per i diritti di
voto, con Martin Luther King. Da ventenne, negli anni 1960. L’enorme attività dispiegata per i Diritti
Civili, sempre con Martin Luther King, e poi contro la guerra in Vietnam.
Con molte immagini d’epoca. A partire
dai filmini familiari col folle padre, un fisico del Pentagono neo pacifista che si adattò a insegnare l’inglese, ma ogni anno cambiava costa, e portò la famigliola
anche in Africa, in una colonia inglese. I concerti naturalmente, e le marce. Tutto con naturalezza. E come
portò Dylan al successo – Wharton recupera i filmati di Scorsese del famoso tour
della Rolling Thunder Review de 1975, “una magnifica congrega di cappellai matti”.
Fino all’“orribile tour in Inghilterra, erano tutti drogati”, che portò alla
rottura col futuro Nobel. Il viaggio all’incontro dei prigionieri di guerra a Hanoi,
dove per una settimana subì dentro i rifugi i bombardamenti americani. E poi in
Cambogia, esposta agli americani e ai vietnamiti: Joan Baez è stata e si vuole
soprattutto una pacifista, ma sa di che si tratta e come bisogna prendersi.
Una vita irripetibile, lei stessa
ne ha coscienza, in semplicità.
Mary Wharton, Joan Baez - American Folk Singer, Sky
Arte
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