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Cronache dell’altro mondo (86)
C’è un “altro mondo” anche fuori
dell’America:
“La Lettura”
propone oggi un’America all’orlo della secessione. Di chi? Da chi? Scorrendo l’ampio foliaggio si scopre che questa è – potrebbe essere, forse – l’idea di
un “avvocato del Ku Klux Klan” e di un David Livingstone, “nostalgico del sudismo”.
Sono morte
quattro persone nell’invasione del Congresso Usa. Quattro manifestanti. Uccisi
da chi? Non si può sapere (questo non lo dicono nemmeno i giornali newyorchesi consultabili
online): sono stati uccisi dalla polizia – è stato detto di una sola delle vittime, perché era
una veterana di guerra. La polizia può sparare solo ai bianchi, disarmati.
Fabrizio Barca
prova a “leggere” l’assalto al Congresso per quello che è, una protesta di
disperati - quelli che ai tempi di Faulkner si chiamavano bianchi a pallini neri: “Scene che ci fanno riflettere sull’estrema
fragilità della democrazia Usa. Ma, attenzione, è un segnale per tutte le
democrazie. A quale risentimento arriva
un popolo colpito da enormi disuguaglianze, che non crede più che esista un’alternativa”.
Non si può, verboten, diluvio tweet
contro Barca - tutti ricchissimi i buoni-e-belli italiani, e imperativi: si direbbero piccoli Trump.
In un vecchio film Verdone emigrato in Svizzera faceva un lungo contrastatissimo viaggio alla
Tati, per andare a votare a Matera, ma arrivava alle 14.01 di
lunedì, e il seggio gli veniva implacabilmente chiuso sul muso. Questo non gli sarebbe
successo in America, dove il seggio sarebbe rimasto aperto per lui – a condizione
che votasse Dem?
Si anticipa a
breve il sorpasso economico della Cina sugli Stati Uniti e si discute – l’Europa
discute (l’Italia, che non sa niente, nemmeno che la Cina è una dittatura, e
quindi non può durare) - se gli Stati Uniti sono ancora il Paese leader al mondo. Mentre tutto il mondo, dal bush agli antichi imperi, Cina, India, vive all’ora americana. Con
le tecniche di controllo sociale americane. Coi linguaggi imposti dall’America, i
ban, i like, e le altre delizie. Di servizio al Magnum Opus americano, l’alchimia
commerciale (pubblicitaria). Sotto un arsenale atomico di cui non si sa misurare
la potenza.
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