Cronache dell’altro mondo – e della nuova povertà (89 )
S’inaugura la
presidenza Biden alla presenza di 26 mila soldati, tra Guardia Nazionale e
Esercito. E di nessun altro. Nemmeno un poliziotto durante le manifestazioni anti-Biden,
stato d’assedio non dichiarato subito dopo, con cavalli di frisia e uomini
affardellati con l’elmetto: le guerre l’America fa in
grande, dopo non aver vigilato.
Dagli anni
1980, con la reaganomics (liberalizzazione) e la globalizzazione, l’ineguaglianza
nella distribuzione del reddito negli Stati Uniti, calcola il Fondo Monetario
Internazionale (“How to make America More equal”, da cui si cita nel prosieguo),
“è cresciuta a livelli vicini a quelli degli anni 1920; i benefici della
crescita del pil sono andati senza proporzione a favore del 10 per cento più
ricco di percettori di reddito, mentre la crescita per il resto della
popolazione è stata inferiore a quella del pil – in alcuni casi nulla”.
Dopo l’ultima crisi
prima del coronavirus, la Grande Recessione del dicembre 2007, “l’1 per cento
più ricco è riemerso forte come prima in termini di ricchezza, riguadagnando
quanto aveva perduto già nel 2012”. A marzo 2020, prima della crisi in corso, “le
famiglie dei lavoratori e del ceto medio avevano appena recuperato quanto
avevano perduto” tredici anni prima, “e molte famiglie, specie quelle di
colore, non hanno mai recuperato”.
Il presupposto
dell’economia liberista in vigore da quarant’anni è che avrebbe prodotto più
ricchezza e benessere: “Le regole suppostamemte neutrali e eque che governano i
mercati hanno di fatto traslato il rischio economico dalle imprese e le classi
ricche verso le famiglie a medio-basso reddito”.
Questa economia
ha “affamato la nazione”: “L’investimento pubblico”, in istruzione, sanità,
comunicazioni, trasporti, eccetera, “in percentuale del pil è sceso nel 2020 al
livello più basso dal 1947”.
“In 27 Stati
le leggi sul lavoro rendono difficile la formazione di sindacati”.
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