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Il giallo di malavoglia
“Arsenico e vecchi merletti” nel
traffico di Atene, e tra i suvlakia,
i ghemistà, le alici in forno, il
caffè con cornetto e gli altri alimenti di cui Markaris abbonda, ogni giorno
del racconto. A un certo punto è questione di terrorismo, da qui il titolo, “Università
del crimine”: “La maggior parte dei terroristi, almeno in Grecia, ha fatto
studi universitari”, annota qualcuno – e uno dei morti è stato in Italia, ha
avuto contatti con “Lotta Continua”.
Poche le novità: il commissario
Charitos diventa capo di se stesso, e nonno. Che però implicano altre molte pagine.
Tanto più che “riferire al capo” richiede ora numerose e lunghe pagine di riunioni
a piramide, fino ad arrivare ogni volta, ogni due mattine, al ministro, come
tutti impaziente. In più, i coniugi Charitos hanno fatto una vacanza, per
quanto breve, nell’Epiro natio, dove hanno incontrato persone e visto cose per
loro straordinarie. Il giallo è dei professori universitari che lasciano l’insegnamento
per la politica, salvo poi tornare a riprendersi la cattedra: alcuni vengono
fatti fuori per questo motivo. Quindi molte pagine pure sullo stato lacrimevole
dell’università, in Grecia – e altrove?
Si legge, ma niente resta. Markaris sembra che non ne abbia
più voglia. Fa ancora tesoro della simpatia della Grecia, di Atene, della
cucina, del modo di essere. Ma disattento, anche con buchi logici. Molto del giallo è attorno
a un professore obeso bulimico. Una bulimia di cui però nessuno si chiede la
causa, nemmeno la sociologa chiamata a leggere oltre i comportamenti, e il
lettore-inquirente è indeciso: che se ne deve attendere?
Petros Markaris, L’università del crimine, La nave di
Teseo, pp.323 € 13
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