sabato 2 gennaio 2021

Il giallo di malavoglia

“Arsenico e vecchi merletti” nel traffico di Atene, e tra i suvlakia, i ghemistà, le alici in forno, il caffè con cornetto e gli altri alimenti di cui Markaris abbonda, ogni giorno del racconto. A un certo punto è questione di terrorismo, da qui il titolo, “Università del crimine”: “La maggior parte dei terroristi, almeno in Grecia, ha fatto studi universitari”, annota qualcuno – e uno dei morti è stato in Italia, ha avuto contatti con “Lotta Continua”.
Poche le novità: il commissario Charitos diventa capo di se stesso, e nonno. Che però implicano altre molte pagine. Tanto più che “riferire al capo” richiede ora numerose e lunghe pagine di riunioni a piramide, fino ad arrivare ogni volta, ogni due mattine, al ministro, come tutti impaziente. In più, i coniugi Charitos hanno fatto una vacanza, per quanto breve, nell’Epiro natio, dove hanno incontrato persone e visto cose per loro straordinarie. Il giallo è dei professori universitari che lasciano l’insegnamento per la politica, salvo poi tornare a riprendersi la cattedra: alcuni vengono fatti fuori per questo motivo. Quindi molte pagine pure sullo stato lacrimevole dell’università, in Grecia – e altrove?
Si legge, ma niente resta. Markaris sembra che non ne abbia più voglia. Fa ancora tesoro della simpatia della Grecia, di Atene, della cucina, del modo di essere. Ma disattento, anche con buchi logici. Molto del giallo è attorno a un professore obeso bulimico. Una bulimia di cui però nessuno si chiede la causa, nemmeno la sociologa chiamata a leggere oltre i comportamenti, e il lettore-inquirente è indeciso: che se ne deve attendere?
Petros Markaris, L’università del crimine, La nave di Teseo, pp.323 € 13

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