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Il mondo com'è (420)
astolfo
Cajun – O “Cadien”, sono i francofoni Acadiani,
gli abitanti dell’antica Acadie, la costa orientale del Canada, deportati nel
1755 dai coloni britannici dopo la conquista verso gli S tati Uniti (tra questi
i Kerouac). La maggior parte si indirizzarono verso il Sud degli Stati Uniti,
dove ancora si parlava francese, in particolare la Louisiana e New Orleans. Cajun
sarebbe una deformazione di Cadien-Cadun. Cajun è il gergo francofono, e sono
anche le persone che lo parlano.
Der arme Conrad – Si denominarono
così i gruppi di contadini che nel 1524 si rivoltarono contro il duca d
Württemberg -– adottarono il termine spregiativo con cui la nobiltà si riferiva
a loro. Il ducato, nel primo Cinquecento, era padronale. Il duca aveva deciso
nel 1513 di muovere guerra al duca di Borgogna e aveva imposto nuove tasse sul
reddito per finanziarla. Le città di Stoccarda e Tubinga si rifiutarono di
pagarla. Allora il duca impose un’accisa sugli alimentari, vino e birra
compresi. Colpendo così la parte più povera della popolazione, la campagna. Che
era reduce d a due raccolti cattivi, nel 1508 e nello stesso 1513. Per ottenere
l’esborso unitario (per unità di prodotto) che si era prefisso, il duca ridusse
le unità di misura dei pesi. Per un kg., per esempio, si pesavano 700 grammi – su cui si applicava l’accisa
unitaria del kg. I contadini si ribellarono, ma non prima di un “giudizio di
Dio”, che un caporione, Peter Gaiss, propose il 2 maggio del 1514: buttare al fiume
i nuovi pesi del duca, se galleggiavano aveva ragione il duca, se affondavano
erano una frode, che andava combattuta.
La
ribellione fallì presto. Molti disertarono dopo un primo momento di entusiasmo,
gli ultimi 1.700 ribelli furono imprigionati e torturati, i capi decapitati. L’accisa
fu pagata, i contadini, anche non ribelli, privati di ogni diritto. Dieci anni
dopo la rivolta sarà generale, la Guerra dei Contadini.
Grande guerra – Fu una guerra
d’insubordinazioni, anche di massa. È l’aspetto più singolare ma meno ricordato
delle celebrazioni che se ne sono tenute per il centenario nel decennio
trascorso: mai eserciti si erano ribellati in massa. Il fatto spiega anche le
mobilitazioni popolari che conclusero la guerra, dalla rivolta russa del 1917 alla
Novemberrevolution in Germania, e al
biennio rosso, primo fascismo compreso, in Italia. Ne andò esente la rancia, il
paese che l’insubordinazione sperimentò più in grande, perché probabilmente più
debilitato.
A
maggio del 1917 la metà dell’esercito francese, 54 divisioni francesi, alimentò
un ammutinamento collettivo, contro la conduzione della guerra. La protesta s’innestò
sull’offensiva fallita del mese precedente, detta dello Chemin des Dames, mal
congegnata e mal condotta, che aveva portato alla morte di 120 mila sodati.
A
marzo si erano ammutinati i fanti russi. Nelle trincee, dopo le continue sconfitte.
E a Pietrogrado: le truppe incaricate della repressione dei moti di piazza,
operai e per il pane, fraternizzarono con i manifestanti – lo zar Nicola II,
esautorato, abdicò.
In
Italia la protesta scoppiò dopo. Perché tale fu, nella sostanza, la rotta di Caporetto.
La sconfitta militare aveva dimezzato gli effettivi: di 65 divisioni al fronte
ne restavano attive solo 33, riaggruppate. In pochi giorni si erano contati 40
mila tra morti e feriti gravi, e 285 mila prigionieri. Da qui lo sbandamento
dell’altra metà degli effettivi sul fronte dell’Isonzo, 350 mila.
Gli
ammutinamenti furono affrontati con durezza, e con molti morti. In Francia con
fucilazioni di massa e perfino con l’uso dell’artiglieria. In Italia con i plotoni
di esecuzione sul campo e con i Carabinieri, con processo rapido o
senza processo.
Per
l’Italia, i dati raccolti cinquant’anni fa dallo storico Monticone e da Enzo
Forcella documentano 330 mila processi
in corte marziale tra il 1915 e il 1918. Con 15 mila ergastoli e 4.028 condanne
a morte (750 eseguite). Altre condanne a morte vennero eseguite senza processo,
nella rotta di Caporetto. Lo storico militare Rochat valuta in un migliaio il
numero delle vittime della “giustizia sommaria”. Le testimonianze
direbbero di più – per tutte quella di Hemingway, lunga e dettagliata, in “Addio alle armi”. A guerra
finita circa 20 mila “disertori” furono esclusi dall’amnistia del settembre
1919, e rimasero nelle carceri militari fino alla seconda guerra mondiale.
Molti
casi di giustizia sommaria c’erano stati durante il conflitto. Uno che fece
scalpore coinvolse nel 1917 la brigata Catanzaro. Questo sito lo ha documentato
in passato:
http://www.antiit.com/2012/05/il-racconto-unico-degli-eroi-decimati.html
“Le decimazioni, che tanto orrore ancora
suscitano nell’occupazione tedesca dell’Italia, furono sperimentate nel 1917
dai carabinieri. Contro la Brigata Catanzaro che sul Carso s’era rivoltata dopo
dieci campagne di fila in prima linea: presero una trentina di fanti a caso e li
fucilarono.... Ne accenna commosso
D’Annunzio nei “Taccuini”, giusto lui contro il quale, nell’adiacente suo
“campo di aviazione”, i rivoltosi avevano tentato di dirigersi”.
Meno drammatico ma più grave era stato il 21
marzo il caso della Brigata Ravenna, 38mo reggimento, rimandato al fronte il giorno
che doveva partire in licenza. La protesta fu risolta blandamente dal comandante
di brigata Pistoni, che pure aveva chiesto l’intervento dei Carabinieri e di
automitragliatrici blindate. Ma il generale di Corpo d’Armata Carignani volle una
punizione severa. Sostituì il generale Pistoni col comandante di brigata
Guerrini e gli ordinò di procedere alla decimazione del 38mo reggimento. Due
soldai sopresi a dormire furono fucilati subito, la stessa notte. Carignani pretese
però che venti soldati del 38mo reggimento fossero estratti a sorte, tra i
quali poi sorteggiarne cinque da fucilare. Il che fu fatto all’alba del 22. Il giorno seguente un tribunale speciale voluto da Carignani comminò
altre condanne a morte. Carignani insistette ancora nella punizione esemplare,
e altri 18 soldati vennero fucilati.
In
totale, sui 650 mila caduti nella Grande Guerra, oltre 100 mila si calcolano morti di “fuoco amico”.
In
parallelo si aprì il fronte delle fabbriche. Da fine 1916 alla primavera del
1917 circa 700 scioperi in fabbrica sono stati contati in Francia. Gli
scioperi furono numerosi anche in Russia. E anche in Germania, sempre nella
primavera del 197, un discreto moto di protesta si registrò con una serie di
scioperi in fabbrica.
A
Torino, i moti del 22 agosto dello stesso anno portarono a cinquanta morti:
quel giorno le donne assaltarono i forni, in cerca di pane, e le fabbriche entrarono
in sciopero, pur consapevoli della probabilità di perdere il privilegio del “bracciale
azzurro” degli addetti alla produzione, lontani per questo dal fronte. Il 23 l’agitazione
fu confrontata militarmente, con nove morti, tra cui due casalinghe e cinque
operai. La repressione continuò per giorni. Un migliaio di operai furono
mandati a processo e\o in battaglioni di punizione al fronte.
I prigionieri
di Caporetto lo Stato Maggiore e il governo classificarono “lavativi”, non
provvedendo per questo al loro sostentamento, come da leggi di guerra: i 350
mila vissero di stenti e passarono l’inverno seminudi. Su 600 mila soldati
italiani internati in Austria, 100 mila morirono. Fra i francesi prigionieri di guerra degli
austriaci, anch’essi in numero di 600 mila, solo 20 mila morirono nella
prigionia.
Spie inglesi – Ce ne sono
state molte nella guerra fredda e di prestigio, e hanno alimentato grandi storie, ma con un profumo distinto di romanzesco, o di triplo gioco. George Blake, l’ultima
di esse, morto a fine dicembre in Russia a 98 anni, agente segreto britannico professionale,
fu arrestato solo nel 1961, dopo la “scoperta” della rete di spie accademiche e
baronali di Kim Philby. Fu condannato a 42 anni, uno per ogni agente inglese da
lui tradito, si disse nello storione personale che lo accompagnò, ma il più doveva
ancora farlo: evase dopo qualche anno, attraversò la Manica come tutti sulla
traghetto, raggiunse la Germania fino a Berlino Ovest, e da qui passò a Berlino
Est.
Philby era una spia nota ai suoi. Ben prima di defezionare a Beirut, quando
dovettero – su spinta americana – deciderne il fermo. Ma faceva parte della
casta.
astolfo@antiit.eu
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