domenica 17 gennaio 2021

Il sorriso

Il Bravo Regista incede sul marciapiedi alto e curvo come solita, nella quotidiana passeggiata. È un giorno di sole, come spesso capita a Roma a gennaio, anche tiepida, e allunghiamo il percorso. Per non sorpassarlo, lo inquieterebbe, e per una sosta al bar, in terrazza, come ora usa dire, o il dehors,  per quattro convenevoli con chi si conosce, per chiedere al tabaccaio di una pratica di pagamenti che la rete pubblicizza e lui ovviamente non conosce – usa ora la pubblicità anticipata della cosa, ma a Roma vige sempre l'indistinzione, la mancanza di certezza, soprattutto nei servizi, la possibilità impossibile che caratterizza la città (“si può fare, sì, perché no, ma non so, non ho mai sentito, adesso vediamo, possiamo provare”). Un modo per prolungare i quattro passi domenicali.
Il Bravo Regista veramente non è curvo. È anzi alto e ben eretto. Senza posa, per conformazione atletica. Ma incede come se lo fosse, lo sguardo non vede, come se chi lo incrocia non lo vedesse, non potesse, come se lui fosse appunto incurvato. Non abbiamo mai scambiato nemmeno uno sguardo, benché vicini di portone, e necessariamente di tavolo, al caffè o al bistrot. L’abitudine a traguardare, d’obbligo per le celebrità, lo ha spento? Ma è solo, questo è vero, è sempre solo. S’immagina la gente del cinema caciarona, confusionaria, il Bravo Regista invece non lo è. È anche Bravo Attore, se è per questo, alto e curvo sarà il suo modo di recitare. Si direbbe una presenza assenza.
Dal giornalaio lo ritroviamo in coda – in questi tempi di pandemia si fa la coda pure dal giornalaio. Molte persone abituate a fare quattro chiacchiere nella sgambata mattutina, al bar, dal tabaccaio, all’edicola, non ci rinunciano per questo. Al bar adesso non si può, bisogna sorseggiare il caffè fuori ed è scomodo: tenerlo in una mano, zuccherarlo con l’altra, col problema di aprire la bustina, rigirare lo zucchero, anche sorbirlo è scomodo, in piedi, senza appoggio, con la museruola pendente. E poi, il caffè era un’occasione per quattro chiacchiere – c’è a chi la bevanda non piace, ma se la fa piacere. All’edicola il divieto non c’è, i giornalai si prestano, e quindi bisogna aspettare.
Un  famiglia giovane con due bambini è la prima in coda, paziente e irrequieta. Il bambino nel carrozzino, piccolo e muto, è incuriosito. Guarda spingendosi indietro, si agita, ride forte. Il Bravo Regista incombe  barbuto, gli sembrerà un gigante, il bambino esulta, batte le manine, chiama, nel suo linguaggio ancora non compitato. Forse dirà ecco il gigante buono, la lallazione è comprensibile, ma bisogna possederne la chiave. E il Bravo Regista risponde. Ha un moto come per mettersi di lato, per rispettare la distanza, ma il bambino si protende per avvicinarsi, sembra chiedere aiuto rivolgendosi su ai genitori pazienti, e allora si piega, gli dice qualcosa, gli fa una smorfia, ne imita i suoni, sta per dargli un buffetto, si trattiene - ora non si può più, il regime vuole i bambini a distanza. Entra per i giornali, si trattiene anche lui, di colpo loquace, scambia quattro chiacchiere con i giornalai, esce contento, quasi ci vede.

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