Il sorriso
Il Bravo Regista incede sul marciapiedi alto e
curvo come solita, nella quotidiana passeggiata. È un giorno di sole, come
spesso capita a Roma a gennaio, anche tiepida, e allunghiamo il percorso. Per
non sorpassarlo, lo inquieterebbe, e per una sosta al bar, in terrazza, come
ora usa dire, o il dehors, per quattro convenevoli con chi si conosce, per
chiedere al tabaccaio di una pratica di pagamenti che la rete pubblicizza e lui
ovviamente non conosce – usa ora la pubblicità anticipata della cosa, ma a Roma vige
sempre l'indistinzione, la mancanza di certezza, soprattutto nei
servizi, la possibilità impossibile che caratterizza la città (“si può fare,
sì, perché no, ma non so, non ho mai sentito, adesso vediamo, possiamo provare”).
Un modo per prolungare i quattro passi domenicali.
Il Bravo Regista veramente non è curvo. È anzi
alto e ben eretto. Senza posa, per conformazione atletica. Ma incede come se lo
fosse, lo sguardo non vede, come se chi lo incrocia non lo vedesse, non
potesse, come se lui fosse appunto incurvato. Non abbiamo mai scambiato nemmeno uno
sguardo, benché vicini di portone, e necessariamente di tavolo, al caffè o al
bistrot. L’abitudine a traguardare, d’obbligo per le celebrità, lo ha spento? Ma è solo, questo è vero, è sempre solo. S’immagina la gente del cinema
caciarona, confusionaria, il Bravo Regista invece non lo è. È anche Bravo Attore,
se è per questo, alto e curvo sarà il suo modo di recitare. Si direbbe una presenza
assenza.
Dal giornalaio lo ritroviamo in coda – in
questi tempi di pandemia si fa la coda pure dal giornalaio. Molte persone abituate
a fare quattro chiacchiere nella sgambata mattutina, al bar, dal tabaccaio, all’edicola,
non ci rinunciano per questo. Al bar adesso non si può, bisogna sorseggiare il caffè fuori ed è scomodo: tenerlo in una mano, zuccherarlo con l’altra, col problema
di aprire la bustina, rigirare lo zucchero, anche sorbirlo è scomodo, in piedi,
senza appoggio, con la museruola pendente. E poi, il caffè era un’occasione per
quattro chiacchiere – c’è a chi la bevanda non piace, ma se la fa piacere. All’edicola
il divieto non c’è, i giornalai si prestano, e quindi bisogna aspettare.
Un famiglia
giovane con due bambini è la prima in coda, paziente e irrequieta. Il bambino nel carrozzino, piccolo e muto, è incuriosito. Guarda spingendosi indietro, si
agita, ride forte. Il Bravo Regista incombe barbuto, gli sembrerà un gigante, il bambino
esulta, batte le manine, chiama, nel suo linguaggio ancora non compitato. Forse
dirà ecco il gigante buono, la lallazione è comprensibile, ma bisogna possederne
la chiave. E il Bravo Regista risponde. Ha un moto come per mettersi di lato,
per rispettare la distanza, ma il bambino si protende per avvicinarsi, sembra chiedere aiuto rivolgendosi su ai genitori pazienti, e allora si piega, gli
dice qualcosa, gli fa una smorfia, ne imita i suoni, sta per dargli un buffetto,
si trattiene - ora non si può più, il regime vuole i bambini a distanza. Entra per i giornali, si trattiene anche lui, di colpo loquace, scambia quattro chiacchiere con i giornalai, esce contento, quasi ci
vede.
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