La notte brava di Sartre, spaesato a Napoli
Un francese una notte a
Napoli viene avvicinato da due giovani che si propongono di fargli visitare la
città. Di visitare “la città nascosta”. Capisce che si tratterà di un giro dei
bordelli, che non gli interessano, ma per curiosità accetta. Entra così in un
bordello “un po’ speciale”: una stanza grande circolare, con un divano rotondo
lungo il muro perimetrale e al centro un altro divano rotondo attorno a una
colonna. I giovani vengono allontanati, e uno spettacolo comincia per il
visitatore. Una donna in età, scura di pelle, che fa il maschio, e una ragazza “sui
ventotto anni, piuttosto carina”, entrambe nude, mimano delle scene di sesso –
mimano le posizioni della vila dei Misteri a Pompei. Il francese ne esce un po’
sbalordito, ma paga qualcosa all’ingresso ai due giovani, che vanno a comprare
una bottiglia di “vino rosso del Vesuvio”, la stappano per strada, la bevono con
lui, mangiano anche con lui qualcosa, poi salutano e se ne vanno.
E il racconto di una notte di
Sartre a Napoli, autobiografico – Simone de Beauvoir voleva andare ad Amalfi, a
Sartre non interessava, rimase solo una notte, e fece quello che il suo personaggio
fa nel racconto. Assortito da note brevi, impressioni di viaggio, su Napoli e
su Capri – riedite anche nella raccolta “La
regina Albemarle o l’ultimo turista”.
È un racconto a cui Sartre
teneva. In parte anticipato in una lunga lettera, di dodici pagine, a Olga
Kosakiewicz (non pubblicata: se ne sa da Simone de Beauvoir, “Conversazioni con
Jean-Paul Sartre”). Alcuni frammenti, illustrati da Wols, li aveva pubblicati
in edizione Skira, per bibliofili. Il racconto tutto intero invece lo aveva
messo da parte, consigliato da Simone de Beauvoir, che lo trovava “poco strutturato”.
Jean-Paul Sartre, Spaesamento. Napoli e Capri, Dante&Descartes,
pp. 72 € 8
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