L’autore da giovane, è tutto Gogol’
Le due raccolte di novelle che
Gogol’ pubblicò a ventidue anni, a nome dell’“apicultore Rudyi Pan’ko”, per
sfuggire al malocchio dopo il fallimento del debutto in versi, “Hans
Kjuchel’gaten”, due anni prima (insieme con un inno “All’Italia”. Il successo fu istantaneo, e i racconti durano, “La sera della vigilia
di san Giovanni”, “La notte di Natale”, “La notte di maggio, o l’annegata”, “La terribile vendetta”.
Con una divertita e divertente
presentazione di Malcovati. Di un mondo che sorprende, nell’attuale deserto: vivo
tanto quanto remoto, vecchio, sconquassato. Anche se oberato in questa
traduzione dal vezzo di lasciare in originale parole ricorrenti, e necessarie, zaporožecy et al (zaporožec dal
distretto di Zaporož’e, sì, ma…).
Una decina di racconti, in due
volumi, in cui tutto è rivolto a ridere, le scemenze come le tragedie. Anche la
notte santa, trasfigurata in un sabba, bonario, di diavoli minuscoli e onesti
ubriaconi, in cui il fabbro Vakula ricorre al diavolo per sposare l’innamorata,
facendosi da lui portare in volo dal principe Potiomkin e dalla zarina
(Caterina), per avere copia delle imperiali scarpette richieste dalla
capricciosa amata - il desiderio impossibile per allontanare il matrimonio.
Sono le tracce dei futuri racconti
famosi, “Le anime morte”, “Il revisore”, “Taras Bul’ba”, “I racconti di
Pietroburgo”. Che fanno un grande libro sul diavolo, così lo presenta Malcovati giustamente:
“Mai più Gogol’ si divertirà”, e divertirà, “tanto a inventare dispetti,
astuzie, tranelli e trappole, frottole e malignità per i suoi diavoli”. Di una
religiosità già risolta. Semplice cioè e irriducibile: il diavolo le tenta
tutte ma basta il segno della croce a sconfiggerlo. Ne “La terribile vendetta”,
il racconto in cui il male colpisce tutti, alla fine è Dio in persona a spiegare
che questo è l’esito dell’umanità quando ha scacciato compassione, generosità,
perdono. Anche in fatto di donne c’è già il Gogol’ maturo, dall’amata capricciosa
del fabbro, alla “strega”, la madre “quarantenne” del fabbro, che tutti gli
uomini in età ammalia la notte, e tutti mette nel sacco - letteralmente.
Nikolaj Gogol’, Veglie alla fattoria presso Dikan’ka,
Bur, pp. 285 € 10
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