“Sanpa”, o giù le mani dai fondi per la tossicodipendenza
Fa
senso leggere la mattina il ricordo di Natalia Aspesi su San Patrignano
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2021/01/06/news/quella_madre_che_affido_a_muccioli_il_figlio_perduto-281445911/
e
vedere la sera la serie “SanPa” con cui Eleonora “Tinny” Andreatta, neo
direttrice della produzione italiana ed europea di Netfix, debutta in rete.
L’intelligenza delle cose, da parte di due donne colte e intelligenti, Aspesi e
Romilda Bollati, che “tutto” divideva
dal bifolco Muccioli, famiglia, cultura, politica, e il cinismo delle due donne
di “Sanpa” – con Andreatta la regista Cosima Spender.
Ricordando
qualcosa delle vicende della serie (i
processi di Bologna contro Muccioli, nel 1983 e nel 1994), si resta allibiti di
fronte all’uso che il duo Andreatta-Spender fanno di testimoni falsi - e
condannati, a differenza di Muccioli (fra tutti Delogu padre). Com’è possibile?
O
sì? I processi furono notoriamente l’arma con cui la “ditta” – direbbe Bersani
- catto-comunista emiliana e italiana, metteva le mani avanti sui fondi per la
tossicodipendenza – il pezzo forte del nascente “terzo settore” o del “volontariato”.
Da cui le varie comunità subito stradotate di don Liegro, Gelmini, Mazzi, Picchi,
e altri. Danno fastidio anche i rimasugli di volontariato non allineati? Buon
sangue non mente, da Andreatta padre a Andreatta figlia? Che cosa non si fa per
vendere (Netflix)? Comunque una brutta azione – ma il paradiso è dei credenti?
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