domenica 3 gennaio 2021

Sciascia sedotto dal capomafia

Sciascia, non debuttante (l’intervista è del 1965, per “Mondo nuovo” - la rivista diretta da Lucio Libertini, creata dalla sinistra del partito Socialista e divenuta l’anno prima organo del Psiup, partito Socialista Italiano di Unità Proletaria” - e non del 1957 per “L’Europeo”, come dice oggi su “La Lettura” Buttafuoco), è chiaramente affascinato dal capomafia, erede di capomafia – di Calò Vizzini – che ha deciso d’incontrare. Per questo ha trattato con l’avvocato di Genco Russo – ma più probabilmente è stato convinto dall’avvocato a proporre l’intervista all’incauto Libertini, i rapporti in paese si svolgono così. Esordisce appaiando Genco Russo a Cardccui: il “don” di Mussomeli descrive in moto perpetuo per sanare torti, dirimere liti, aiutare i bisognosi, reduce da una missione a Catania, per chiedere compassione all’università per ua ragazza orfana cui manca un esame per laurearsi. “Al professore, o a un amico del professore, ha detto: «Promuovetela. Se bocciata dev’essre, la boccerà la vita»”, racconta Sciascia. E annota: “La pensava così anche Carducci”.
Si prosegue con dichiarata ammirazione: “Don Peppino è un ragionatore”. Con un ritratto fisico accattivante, benché nelle foto non sembri. E una formazione non equivoca: “Da giovane si è imposto per non comuni qualità di coraggio e di forza fisica: abbatteva un toro, letteralmente, prendendolo per le corna. Ora s’impone per l’astuzia, per la grezza ma non inefficace diplomazia, per la capacità di districare garbugli e dare giudizi «di pace»”.
I santini di mafia, sui cui molti prospereranno, a partire da Enzo Biagi, cominciano da Sciascia? Così pare.
Leonardo Sciascia,
Intervista allo zio di Sicilia, ripubblicato da “Malgradotutto”, giornale online

https://www.malgradotuttoweb.it/sito2013/home/archivio/1198-intervista-allo-zio-di-sicilia.html

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