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Favole
–
I genitori non sono innocui, e anzi pericolosi? Emma Dante ne dà questo
risvolto. Le mamme? “Non potendo dire esplicitamente a un bambino, attento tua
mamma è infida, la favola la traveste da matrigna. Che vuole solo sbarazzarti
di te, mandarti in bocca al primo lupo che passa. Ce ne sono tante anche nella
realtà”. I padri? “Inesistenti, Debitamente morti, oppure manipolati, succubi
delle mogli, incapaci di prendere le difese delle figlie”.
La regista Dante si riferisce ai
personaggi delle favole – lei è personalmente mamma felice di un bimbo
adottato, voluto, inseguito per anni, curato, coccolato, insieme col marito. Il
problema sono le favole. Erano già contro la famiglia? Sono un residuo
dell’epoca del nomadismo, della procreazione intesa unicamente come fattore
fisico, di pulsione, di gesto meccanico? Un’annotazione del futuro? È il futuro
il ritorno al nomadismo, all’individualità nell’ambito di una tribù? Sono le
favole fantasie freudiane anticipate? Sono liberatorie? Sono terroristiche –
creano il rifiuto o l’incertezza invece di dissolverla? Certo, c’è il lieto
fine – di solito.
Filosofia
–
Induce alla religione? Non per deduzione, per limitazione.
“Kant conduce alla grazia”, dice Simone
Weil, la filosofia porta alla religione: “Kant vi porta segnando i limiti della
ragione, che non produce ciò che pensa, ma lo riceve”, coi suoi cento talleri
possibili che nulla aggiungono ai cento talleri reali - il reale è il possibile
certo, anche di noi desideranti, ma il contrario è pure vero: “Lo stesso per
Dio”.
L’intelligenza serve a ripulire
l’ambiente dei falsi dei: il falso Dio che somiglia in tutto al vero, eccetto
che non lo si tocca, impedisce per sempre di accedere al vero. Alla nostra
verità, non del Dio astratto.
Giustizia
–
In Platone la giustizia c’è, e la più grande è quella politica, “Repubblica, II”:
“Esiste una giustizia del singolo uomo e una giustizia dello stato intero; è verosimile
che nella realtà più grande si trovi più giustizia”.
La giustizia più grande è “naturalmente”
quella politica, realizzazione legata al tempo, al luogo e alla cultura in
auge. La giustizia “più grande”, insomma, è fenomenica.
La giustizia non è il dono dell’onestà
per tutti, ma la forza aggregante del viver bene civile. (Per questo la sovversione,
quella vera, subdola, incisiva, non quella dei terroristi, è l’ingiustizia – la
forza che destabilizza.
Heidegger – Kant ha già
un Heidegger, “Antropologia”,184. Ma è un “musicista tedesco residente a
Londra”, che propose e vinse una gara di bruttezza.
Intellettuale – “Gli
studiosi hanno conoscenze; gli intellettuali hanno opinioni, che amano
esprimere in ogni occasione”. L’approccio è di uno scrittore di gialli, Petros
Markaris, ma calzante.
Markaris poi prosegue, sempre credibile: “L’espressione della propria
opinione è intrecciata con due caratteristiche, ognuna delle quali ha una ricaduta
sessuale… La prima è la lussuria dell’analisi. Devono analizzare tutto.
Soffrono di una malattia per cui ancora non è stata trovata la cura: l’analisite. L’altra caratteristica è il
piacere di ascoltarsi. Si ascoltano mentre parlano e si eccitano sessualmente”. L’intellettualità come un’erezione, una
forma dell’eccitazione sessuale.
Musica – Porta all’astrazione,
fuori dal mondo? È risaputo che Prokof’ev, pur essendo pieno del tempo, nel
1917 si astrasse nella sua dacia nei
dintorni di Pietroburgo, “in assoluta solitudine”, a leggere Kant e comporre la
sua sinfonia “classica”, Haydn inseguendo e Mozart, senza le incrostazioni di
Beethoven. Mentre il popolo al fronte si ribellava e nelle città ribolliva la
rivoluzione. Analogamente Richard Strauss, nell’estate del 1942, mentre Hitler
gioiosamente suicidava la Germania nelle steppe, si dilettava a musicare
“Capriccio”, la storia in cui l’abate Casti discute del primato, nel
melodramma, della parola o della musica.
Occidente - È in caduta per definizione. Libera?
Regolata?
Non in tedesco – dove invece cade più spesso, nella trattatistica e
nell’azione.
Politicamente corretto – “È come un’orda da Medioevo
in giro per le strade a cercare qualcuno da bruciare al rogo. Non vedo perché
non dovrei avere il diritto d dire qualcosa solo perché qualcun altro è
contrario. Mi sembra un concetto fondamentale per la nostra libertà” - “Mr
Bean”, Rowan Atkinson. L’attore comico si ritira dalle scene stanco di doversi
censurare. Ma la cosa non è da comici: dove c’è l’ipocrisia, nel mondo
anglosassone per esempio, il mondo di Mr Bean, colpisce duro.
Protegge le minoranze, in teoria, dal
sopruso. In realtà cancella, poiché ne cancella la diversità – l’identità. La
riprova è nella minoranza - talvolta perfino il singolo, individuo - che si
impone come maggioranza, come una maggioranza autoritaria e senza limiti, col
buon diritto che sempre le maggioranze si avocano.
Semplificando, comprime o riduce l’individualità
stessa, e il suo potenziale di crescita, che si suppone protegga: della scrittrice
indiana che vuole Shakespeare a processo, della insegnante femminista che si
rifiuta di fare a scuola Omero, l’“Odissea”, delle scrittrici americane di recete,
di origini messicane, che hanno chiesto la censura di un romanzo sull’immigrazione
dal Messico scritto da una non messicana.
Molto politicamente corretto, specie nell’accezione
cancel cuture, è eccessivo, perfino borderline – se ne parla perché strano.
Ma s’innesta su un fondo vasto e spesso, della minoranza che per principio fa
aggio sulla maggioranza. Non riequilibra
i rapporti, non chiede giustizia e nemmeno risarcimento, vuole solo ammutolire,
imporsi per imporsi. Una deriva della tolleranza verso l’intolleranza.
Storia
–
È maltrattata in Germania, paese di storici. Heidegger la vede “quando l’aereo
porta Mussolini da Hitler” (o era l’inverso?). Marx opinava già nel 1842: “La
Germania ha dimenticato la storia perché non vi succede storia”. Hegel l’aveva
preceduto, “Sulla costituzione della Germania”, 1802, che la celebre frase
apre: “Deutschland ist kein Staat mehr”,
la Germania non è più uno Stato. La Germania, che è solo Stato?
Tempo – Non scandito, non
esiste: se non è scandito, da una misura esterna, è tempo-non-tempo. È il suo
modo di essere nella pandemia in corso, bandita la scansione in lavoro, festa,
pendolarismo, caldo, freddo, bello, brutto, stagionale. La sua varia articolazione
dissolta in un dìffuso grigiore, insistito. Con la sola eccezione, non grata,
della fila, e l’impegno a evitare ogni incontro, tanto più quelli personali.
S’immagini un tempo senza il ciclo giorno-notte, sonno-veglia, di
nutrizione, riposo, e ogni altro istinto o occupazione, sesso, svago, curiosità.
Vero – Un’ombra alla terza
o quarta potenza per Platone, nel suo mito della caverna
La quale è in realtà una prigione.
Dove si vedono le ombre di marionette, agite da soggetti nascosti dietro
un muro.
zeulig@antiit.eu
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