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Sopra il vulcano
Ci si consola in Italia, governo e media
all’unisono, sulla portata dell’epidemia virale, colpevolmente. Perché i dati sono
minacciosi. Chiaramente, non c’è ambiguità possibile. Se non dell’opinione: non
vengono valutati, si fa come se niente fosse – incredibile la festa dei botti a
Capodanno, a Roma e non solo.
I morti causa covid, calcola l’Istat, sono un
quarto in più di quanti ne ha censiti il governo, almeno 100 mila. l’Italia è
il primo (peggiore) paese al mondo per numero di morti a causa del covid in rapporto
alla popolazione, 121 su 100 mila abitanti. È prima (peggiore) fra i pesi
industrializzati per per morti in rapporto ai contagiati, 3,5 per cento (nel resto del mondo fanno peggio, peraltro,
solo Iran (4,45) e Messico (8,5), dove forse gli ospedali non ci sono. Con
un tasso di contagiosità (positivi sui tamponi) che naviga sul 13-14 per cento,
insostenibile – è arrivato perfino al 18.
L’Italia si è ritrovata un organico
ospedaliero sotto di 50 mila posizioni, cinquantamila, a primavera, ed è ancora
sotto di 50 mila posizioni. Negli ospedali i reparti normali, non di terapia intensiva,
sono presidiati da uno-due infermieri a turno, per venti, trenta, quaranta,
anche cinquanta pazienti. Si richiamano medici in pensione, giustamente renitenti.
I medici tirocinanti delle specializzazioni sono promossi d’ufficio.
Si dice che l’Italia non ha i mezzi
finanziari. Ma l’indigenza non è economica, è politica, d’intelligenza, di previdenza.
E non deflette, malgrado i morti: deve favorire i signori delle cliniche, che
eleva a ospedali, e in questo è ben impegnata. La sanità
era, e resta, costosissima (privatissima) ma da Terzo mondo per qualità – senza
offesa, tanto più che il Terzo mondo non esiste più.
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