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Tra Renzi e Conte l’energia e la ricerca
Se bastasse, si potrebbe dire: niente paura, è la solita vecchia crisi
democristiana, di potentati in lotta per il potere. Renzi presidia – presidiava
– l’energia e la ricerca, ha avuto da Conte soddisfazione a metà, con le conferme
di Descalzi all’Eni e di Starace all’Enel (conferme gestite peraltro dai due
manager, che hanno contatti allargati), non l’ha avuta per la ricerca, e
minaccia ritorsioni.
Anche per l’energia la questione non è chiusa: una dozzina di miliardi
sono in ballo per l’idrogeno, che dovrebbero andare a Eni-Snam per l’idrogeno
blu (da gas). Ma Conte propende per il
verde, che si produce da fonti rinnovabili, eolico, solare, e idroelettrico, le
stesse che già beneficiano degli “oneri di sistema” carissimi pagati in
bolletta: miliardi gratis su miliardi già gratis, quindi, che creerebbero a
Conte una base solidissima (di questo partito è anche Starace, ma non è una
garanzia per Renzi). La ricerca impegna meno risorse, ma è un settore control free, su cui Bruxelles non può mettere
becco, ed è una base di potere enrme nel settore industriale. Conte s’è preso
tutto, e non ha nemmeno confermato il presidente renziano del Cnr, Inguscio,
scaduto da un anno, e non lo rifinanzia – il bilancio è in deficit consistente,
sui 100 milioni.
Questo sito
recava ieri l’epigramma: “Niente paura, solo cazzotti\ L’Italia
è sempre quella\ Di Moro, Fanfani e Andreotti”. Sulle questioni di potere gli ex Dc, Conte e Renzi, che
hanno ormai il dominio del Pd, non transigono. L’ultima faida della Dc
propriamente detta, di Andreotti contro Forlani, vide il dossier Enimont a
Milano e Forlani alla Caritas. I penultimi furono, ancora anni 1990, le liti
fra Andreotti e De Mita – De Mita una volta ritirò a Andreotti ben cinque
ministri, non due, e Andreotti non si dimise. Nel 1974 Andreotti condusse una
campagna esplicita contro Moro, con dossier petroliferi per tutti i suoi collaboratori,
Freato, Miceli – dossier disinnescati quando Moro affidò a Andreotti i
governi a sostegno Pci.
Se bastasse, cioè se non ci fossero la peste da covid, il debito fuori
controllo, i fondi europei pericolosamente lontani, la disoccupazione, le
chiusure, i fallimenti. Ma tutto questo non importa: per i Popolari, ex Dc, conta
il potere, e il potere è inscalfibile.
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