Un’estate da ricordare
La ricetta dei Vanzina, senza il
fastidioso giovanilismo, e senza la congiunta cachessia linguistica, fra tre
famiglie milanesi in vacanza al Sud (una oriunda). Col cane, i figli problematici,
e mogli e mariti incasinati. In una villa super-luxe fourstar eccetera
affittata per errore da tutt’e tre: hanno affittato la stessa casa, e il più della
vacanza è fatto.
Una sceneggiatura veloce, e una serie
di cameo memorabili, ne fanno – visto a distanza, dopo l’infelice uscita a metà
marzo – un film di culto, di quelli che si rivedono sempre con qualche novità.
Placido, maresciallo dei carabinieri sull’isola, che non vede l’ora di
sbarazzarsi dei turisti, sopra tutti: ha tre-quattro scene da antologia. Ma
anche le mogli, Lucia Mascino nevrotica, Carlotta Natoli paziente, e la Gialappa’s
Maria Di Biase cicciotta tuttofare. O il
danese della “civile Danimarca” - “lì al Nord sanno come fare” - che rovescia gli
stereotipi Nord-Sud: grasso, forforoso, caciarone, gelosissimo della figlia
dodicenne, di cui scruta le lettere.
Il ritorno di Aldo, Giovanni e
Giacomo al garbato assurdo degli inizi, e il ritorno di Venier col trio, col
quale per anni ha lavorato al cinema e in teatro - con il recupero sullo
schermo di una della sua Gialappa’s e dello humour della banda, con la quale ha
debuttato e lavorato per anni - avviene in stato di grazia.
Massimo Venier, Odio l’estate, Sky Cinema
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