La fine dell’eccezionalismo americano
L’America contro tutti? Non funziona. Se la
presidenza Trump è qualcosa, è stata il tentativo americano di fare da soli.
Non è più possibile. Se non a fare il tragicomico don Chisciotte, che perde
tutte le guerre, le cattive e le buone, illudendosi di vincerle, giacché è sempre
nel giusto.
Kissinger, cui si deve la scoperta della Cina,
prospetta ancora di recente, “Sulla Cina”, un’America “europea”, la sua, attenta
agli equilibri: osservatrice, calcolatrice, diplomatica. Non lo è, e non per
colpa di Trump: pretende sempre di sé una natura e un ruolo di eccezionalità.
Ma può ancora averlo? E non per gli islamici,
impazziti nel terrorismo. Per un motivo semplice: ha fatto della Cina la sua
fabbrica e il suo fornitore, e ora la Cina non si accontenta di avere pagate le
fatture, vuole sedere in consiglio d’amministrazione. L’America ha bisogno di
sponde. O d’interrompere la “catena di produzione” (“di valore”) cinese, una
catastrofe.
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