Letture - 447
letterautore
Berlino - Non
affrettarsi, non fermarsi mai, il modo di essere - o di dire - di Berlino è il festina lente di Erasmo, strepitoso
ossimoro, di correre lentamente.
Eugenetica
- “Una dama
di rango s’innamorò con tale smania di un certo signor Dod, predicatore
puritano, che pregò suo marito di lasciarli giacere insieme perché procreassero
un angelo o un santo; ma, accordato il consenso, il parto fu normale” - Drummond,
“Ben Ionsiana” (1618 ca) (in Borgese-Bioy Casares, “Racconto brevi e straordinari”).
Germania
– È nata
male? Per Heidegger sì: i
Gründerjahre, gli anni dei padri
fondatori, la fase della grande
industrializzazione tedesca e austriaca, 1840-1870. . Heidegger li critica, “Introduzione
alla filosofia. Pensare e poetare”, 91: “È l’epoca dei Gründerjahre, in cui tutto quanto, in fondo senza un terreno solido
e senza rendersi conto di nulla, correva dietro ala crescita, al progresso e
ala prosperità, per emulare su piccola
scala gli Inglesi e conquistare dall’oggi al domani una posizione mondiale per
la quale mancavano tutti i presupposti, e che soprattutto – qui come là, in
Inghilterra e ovunque, riposa su un mondo divenuto fragile, per il quale l’unica
filosofia è il «darwinismo», con la sua dottrina della «lotta per l’esistenza»
e della selezione naturale e artificiale
del più forte”.
“C’è oggi una Germania efficiente,
economicamente aggressiva e culturalmente scialba – asettica, come certe donne
perfette, bellissime e indesiderabili” –
Claudo Magris, “L’infinito viaggiare”, 159 – 13 febbraio 1993.
Anche Heidegger era per
l’incertezza. “Nessuno pensa a come stiano le cose riguardo ai tedeschi”,
lamenta in “Note I”, il primo dei “quaderni neri” del dopoguerra, all’inizio
dell’occupazione, “se essi siano ancora o siano una buona volta in sé, se sappiano
affatto chi mai essi stessi siano, se siano capaci di pensar per approdare a
questo sapere, se essi possano entrare nel tempo lungo del ricordo, nel quale
finalmente prospera la verità della loro essenza”. Con una conclusione che
aggiunge all’incertezza, a proposito di questa verità: “La quale verità è:
essere la comunità pastorale”, il greggiame, “dell’Occidente, della ‘terra
della sera’, perché la sera è il tempo e la terra il suo spazio”….
Si fa molta musica in Germania. “La musica è per sua natura
squisitamente invernale”, attesta Savinio. La Germania è invernale?
Incomunicabilità
– Ci sarebbe
tra le varie letterature – nazionali, linguistiche. È il quesito che V. Woolf
pone in “Il punto di vista russo”, e a cui si risponde affermativamente: un
americano, sia pure Henry James, non vive in pieno la letteratura inglese, il
miglior letterato inglese ha difficoltà a entrare nel mondo russo, di Cechov, di
Dostoevskij, di Tolstòj. La lettura come vaso di incomunicabilità?
Italia
–Quanta Italia, tra gli elisabettiani e a corte, nell’Inghilterra del Cinquecento. Il secolo
della fondazione dell’impero. Nel Seicento sempre più l’Inghilterra è “macbethiana”,
di odii e violenze, irrefrenabili.
Mentre l’Italia scompare – Milton è eccezione, non valente italianista peraltro.
Kant – Era fantasioso.
Nonché in Antropologia, che insegnò per
tutta la vita inventandosi di tutto, lo è anche in filologia. Prima di Gottinga e degli ario
germani-arianesimo, in nota a “La fine di tutte le cose”, deriva parole fondamentali
dello zoroastrismo, il bene, Ormuzd, e il male, Ahriman, dal tedesco. Da
Godeman, buon uomo “(termine che sembra essere racchiuso anche nel nome Darius Codomannus)”, e da “arge Mann”, uomo
malvagio. Codomannus è il soprannome di Dario III, il re di Persia sconfitto da
Alessandro Magno.
Lutero – Un bon vivant, che in rima
ammoniva: “Quel
che non ama il vin, le donne, il canto,\ mena da stolto il viver tutto quanto”.
Nietzsche - La “Nascita
della tragedia” è la sua tesi di laure. Nemmeno di dottorato, dice il
professore di Houellebecq protagonista di “Sottomissione”, troppo affastellata.
Mussolini legge Nietzsche - ne scrive
comunque, nel 1908 (“La filosofia della forza”, sui numeri 48-49-50 de “Il
Pensiero Romagnolo”, organo del partito Repubblicano locale) - e lo apprezza
straordinariamente: “Creatore di sistemi
filosofici o no, Nietzsche è pur sempre lo spirito più geniale dell’ultimo
quarto del secolo scorso e profondissima è stata la influenza delle sue
teoriche. Per qualche tempo gli artisti di tutti i paesi, da Ibsen a
D’Annunzio, hanno seguito le ombre nietzscheane. Gli individualisti un po’ sazi
della rigidità dell’evangelio stirneriano si sono volti ansiosi a
Zarathustra e nella filosofia dell’Illuminato trovano il germe e la ragione di
ogni rivolta e di ogni atteggiamento morale e politico.”.
Roma – Vivendoci, ci si può sempre consolare con Vernon Lee, “The spirit of
Rome”, 1897: “Muovendo dalla stazione a mezzanotte, l’immensità di ogni cosa,
le proporzioni gigantesche dei palazzi silenti e delle chiese sbarrate.
Passando davanti al Quirinale, i Dioscuri colossali con i loro cavalli, tra di
loro la fontana che zampilla d’acqua….
“Persino l’incredibile, immane volgarità delle cose
moderne, cartelloni pubblicitari lunghissimi agli angoli delle strade sotto i
lampioni a gas, e file immense di case costruite alla buona aiutano in qualche
modo a creare l’impressione che Roma sia un teatro delle epoche; un gigantesco
palcoscenico, splendidamente evocativo per l’occhio e per la fantasia, calcato,
come sempre farà, dal Temo impettito e declamatore”.
A dispetto
del tempo, la città eterna del modo di dire? “Roma è viva (e tanto più lo è
nella sua occasionale aria di morte)”.
Solitudine
- È ciò che il lettore cerca, anche lo spettatore –
e di più quando vene aggredito, per esempio dal teatro elisabettiano – “la
morte di una dozzina di uomini e donne ci tocca meno della sofferenza patita da
una delle mosche di Tolstòj”, V Woolf, “Appunti sul dramma elisabettiano”.
Inevitabilmente, a un certo punto, stanca degli eccessi, la mente “si volge verso
Donne, verso Montaigne, verso Sir Thoma Browne, verso i custodi che conservano la
chiave della solitudine”.
Stroncatura
– Legittima, anzi doverosa, per Virginia Woolf,
“Come leggere un libri?”, cattivissima: “Non vanno forse criminalizzati i libri
che ci fanno sprecare tempo e partecipazione emotiva? Non sono forse i peggiori
nemici della società – corruttori, profanatori, gli autori di libri finti e
falsi, libri che impestano l’aria di decadenza e malattia?”
Leggere è passare dall’amicizia con lo scrittore al
giudizio: “E se come amici nessun grado di empatia è esagerato, come giudici
nessun grado di severità sarà eccessivo”.
letterautore@antiit.eu
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