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L’Europa alla deriva, col mercantilismo tedesco
Se gli Stati Uniti possono fare a meno dell’Europa,
Nato o non Nato, come già Obama opinava (e Biden con lui) prima del turbolento
Trump, anche l’Europa può fare a meno degli Stati Uniti. L’Europa tedesca, degli
affari. La Cina è una mercato enorme, e fa ponti d’oro. Le scelte di civiltà
possono attendere.
Con Biden il G 7 prende tutto un altro aspetto.
Se ne è fatto l’erede di Obama, dopo la parentesi Trump, per riprendere un
cammino interrotto. Ma Trump non c’è stato per caso - anche perché la deriva
era cominciata col buon Obama, di cu Biden era vice. E non c’è per nulla.
Il liberismo di Obama ha impoverito – letteralmente
- i lavoratori americani, portando a Trump. Il liberista – c’è più liberista di
un affarista? - Trump ha imposto questioni da cui Biden, ammesso che lo voglia,
non può deflettere: il riequilibrio commerciale, e anche politico, con la Cina,
e il contrasto all’aggressività della presidenza Xi, manifestamente di stile
sovietico, accentratrice e dittatoriale, dopo alcuni decenni di relativo benign neglect, di una quasi libertà di opinione, se non politica. C’è la
questione di Hong Kong, e anche degli Uiguri. C’è Taiwan. E c’è mezza Asia, con
a capo il Giappone di nuovo militarista, che si arma.
L’Europa invece non c’è: se ci sarà un confronto
con la Cina, è dubbio che l’Europa possa o voglia farsi sentire. Il suo senso
della civiltà, nella congiuntura attuale e in quella prevedibile, si limita agli
affari, vendere uno spillo in più. E a questo fine l’integrazione più agevole è
a Oriente, con la Cina, che è già il suo primo mercato, più grande degli Stati
Uniti, e con la Russia.
Il mercantilismo è l’unica politica estera della
Germania, anche d a prima di Angela Merkel. Si sa da tempo, come questo sito da
qualche decennio segnala, e sempre più non c’è altra Europa che quella a guida e
nell’interesse della Germania.
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