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Lolita-Ranieri perduta nella bella Bari Vecchia
Lanciata da una promettente,
pressante, campagna promozionale, su tutti i canali Rai a tutte le ore, la
miniserie esordisce con percentuali camilleriane. Ma con poca soddisfazione.
Notevole anche l’impegno, di
marketing nemmeno tanto sottile ma comunque di effetto, su serie con
protagoniste donne, donne moderne, non principesse innamorate, capitane,
commissarie, imprenditrici, giudici, eccetera. Le pluriserie di Vanessa
Incontrada, “Non dirlo al mio capo”, “Il capitano Maria”, “Come una madre”, Anna
Valle di “Sorelle”, Elena Sofia Ricci di “Vivi e lascia vivere”, Vanessa
Scalera tornado eroicomico di “Imma
Tataranni”, Serena Rossi di “Mina Settembre”, la stessa Ranieri di “La vita
promessa”. Tutte girate al Sud, con un po’ di Toscana, e di New York. Per
lucrare sugli incentivi regionali ma pure, lodevolmente, per liberare il Sud.
Ottimi proponimenti, insomma – e
anche ottimi risultati. Ma Miniero gestisce senza entusiasmo alla prima puntata
due storie vecchie-nuove, della vecchia pubblicistica pruriginosa: di demi-vierges, di corna, e di mésalliances. Quella impossibile tra la
famiglia alto borghese e la famiglia del contrabbandiere, e quella lussuriosa
tra alta borghesia e malavita, cattiva e anche un po’ tarata. Le attrici ce la
mettono tutta, Luisa Ranieri, Bianca Nappi, Lunetta Savino, Camilla Diana,
Giulia Fiume. Gli attori fanno le pose da contratto -prima ci spicciamo meglio
è. Bari è abbellita molto, Bari Vecchia (troppo per i non baresi, troppo colore
– cibi, contrabbando, furti – e forse anche per i baresi), ma non basta.
Luca Miniero, Le indagini di Lolita Lobosco, Rai 1
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