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Quando la speculazione fu battuta, non da GameStop
La scena è occupata da GameStop con l’immagine
di Robinhood, e con quella nuovissima dei Giustizieri del web, che sono la
solita favola americana del bene che trionfa, e vogliono solo dire “viva il
mercato”. Come se l’affare GameStop avesse rovinato gli hedge fund, la speculazione che puntava alla rovina del titolo – mentre
li ha solo graffiati, in superficie.
L’affare è stato come questo sito lo spiegava
già sabato. E GameStop è ndata subito al ribasso, pesante, come doveva andare. Con rovina dei piccoli
azionisti che hanno comprato ai massimi - il “parco buoi” di ogni mercato di
Borsa.
Si dimenticano invece due colpi ben assestati
alla speculazione angloamericana, in Europa, nell’attacco all’euro nel 2011, e
in quello a Volkswagen nel 2008. Sì, nel 2008, l’anno della crisi finanziaria,
gli hedge avevano puntato Volkswagen,
il gruppo europeo forse più solido: se l’attacco riusciva, avrebbero fatto il
guadagno del secolo. L’euro fu difeso da Draghi come al cinema, da “drago”, è
il caso di dirlo, cui basta un solo alito di fuoco per spegnere l’incendio. L’attacco
a Volkswagen fu contrastato da Porsche, che aveva spalle solide, e dal caso uscì
padrona del gruppo automobilistico pubblico, comprando al ribasso, più sapiente
e abile degli gnomi malvagi della City e di Wall Street – a brigante, brigante e
mezzo.
Contro la speculazione reggono solo le regole
– regole di Borsa precise, non vaghe e lassiste, come quelle p.es. di Consob. E
potenza di fuoco. Dei piccoli e minimi, specie di chi si minimizza farà sempre
un boccone, insaziabile peraltro.
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