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A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (451)
Giuseppe Leuzzi
“Che
sia la mafia” se lo dice “la gente” (il giornale fa dire alla “gente”) a Londra
quando un ministro è minacciato dai “quattro giusti” del giallo di esordio di
Edgar Wallace, 1906. Se lo dice più volte. La mafia viene da lontano.
Tra
i “personaggi” di Maurizio Crozza c’è il presidente della Regione Veneto Zaia,
il più votato dagli italiani. Crozza fa precedere l’imitazione da una ripresa
dal vivo del personaggio che imiterà. Il curioso è che Zaia fa ridere più di
Crozza che fa Zaia.
“Siamo
una famiglia. E dobbiamo restare uniti perché non abbiamo nessun altro. Amici,
fidanzate, vicini, compaesani, lo Stato. Non sono che un’illusione e non
valgono un cazzo il giorno in cui ti ritrovi veramente nel bisogno”. È Jo
Nesbø, scrittore norvegese, che così avverte all’inizio del suo ultimo romanzo,
“Il fratello”, una faida tra
fratelli.
“La verità è che sono arrivato (a
studiare l’Inquisizione, n.d.r.) studiando la confessione, un rito o sacramento
di cui Lutero fu un difensore appassionato
e che Roma riuscì a far diventare un sistema di delazione diffusa e di
turpi intrecci sessuali”, Adriano Prosperi, “Robinson”, di sabato 6 marzo.
L’abuso della confessione, rito o
sacramento che fosse, era già diffuso al tempo in cui Lutero vi si appassionò.
In Spagna, e nell’Italia spagnola, a Napoli.
La memoria del
Sud
Ancora
Prosperi, ib.: “Il grande semiologo Jurij Lotman riteneva che l’intera storia
intellettuale dell’umanità si potesse considerare una lotta per la memoria. E
che la distruzione di una cultura si manifestasse come annientamento della
memoria e dei relativi testi che la sostengono. La distruzione del passato, su
cui richiamò l’attenzione anche Eric Hobsbawm , non è un esercizio di stile ma
la constatazione che siamo in presenza di una vera e propria malattia sociale”.
Una malattia o un’opera determinata di distruzione.
E
se la memoria fosse solo di disastri – occupazioni, vessazioni, delitti? La
memoria non è selettiva per niente – a nessun effetto. La storia potrebbe
essere un antidepressivo.
Fanfaneide (mancata) al Sud
La
serie di realizzazioni di Fanfani, che pure, nel complesso, ha governato
poco, quattro anni e sei mesi, e a capo di governi quasi tutti di brevissima
durata, è sorprendente, nell’Italia delle burocrazie. Questo sito ne ha
tentato alcuni elenchi:
http://www.antiit.com/2015/01/il-mondo-come-201.html
È
praticamente tutto quello che si è fatto nell’Italia repubblicana. Fino al
centro-sinistra, il primo – prima che Moro se ne impadronisse. Del Sud, di cui
vantava qualche radice (la madre, Annita Leo, era di padre calabrese, impiegato
delle Poste, sposato con una veneziana), si occupò poco. Ma fulmineo, come in tutto.
Sgamò subito, in una visita in Calabria da presidente del consiglio, che l’Ente
Sila gli faceva vedere sempre le stesse vacche, infiocchettate, spostandole
lungo il suo itinerario. E promosse l’arresto
di tutti i latitanti dell’Aspromonte in soli tre messi, tre o quattrocento, col
questore energico Carmelo Marzano nell’estate del 1955. Come dire a tutti i ras
Dc che ereditava da segretario del partito: guai a voi - si capisce che i Dc
non lo soffrissero.
La mafia è “facile
da estirpare”
A
metà della parte terza del suo “Le parole sono pietre”, il reportage della mancata inchiesta giudiziaria e di polizia sull’assassinio
di Salvatore Carnevale, il sindacalista dei contadini, il 16 maggio 1955, Carlo
Levi fa suo un giudizio che è il sentiment
di chi in zone di mafia vive: il banditismo è “facile da estirpare”. Levi lo sa perché “se ne era ben accorto il
generale Branca, che aveva visto chiaro, e parlato chiaro nella sua relazione”.
Del
generale Branca non si trova traccia nei tanti, ormai, volumi di storia della
mafia (c’è più storia della mafia che di ogni altro evento o assetto del Sud), dei
termini e del senso della sua relazione. Ma non sono difficili da ipotizzare.
Anche ragionando a contrariis: perché
la mafia sarebbe imbattibile? Fuori da ogni ipotesi razziale, non ce n’è ragione.
Solo questa: che il delitto va combattuto, nelle zone di mafia allo stesso modo
come nelle zone non di mafia.
Basilicata
È
la regione meglio amministrata al Sud, sanità, viabilità, ambiente, con la
fabbrica di punta della Fiat-Jeep a Melfi, e per questo con poco è riuscita a
fare molto. Sembrava anche quella che si sarebbe tenuta meglio al riparo dalla
pandemia, e invece è spesso rossa, soggetta a troppi contagi. La buona volontà
non basta contro la natura.
Ha
il privilegio di avere sei deputati e sette senatori. Più del doppio dei senatori
in rapporto ai deputati, considerata la diversa consistenza delle due Camere, di 630
e 315 membri. In virtù di collegi elettorali tagliati non sulla popolazione ma su
antiche convenienze – di quando la regione, con Emilio Colombo, contava a Roma.
Si
possono dire i Lucani vittime del fascismo. Si chiamano infatti lucani, come si
sono sempre chiamati, da Strabone e Tito Livio in poi e anche prima - in Ennio?
Ma abitano la Basilicata, il nome attribuito alla regione dopo la guerra, perché
Lucania era una denominazione “fascista”, data alla regione nel 1934.
Era
“Lucania” un piroscafo sulle linee atlantiche di fine Ottocento-primo Novecento
– lo ricorda “I quattro giusti”, il giallo di Edgar Wallace, 1906. Un piroscafo,
dice wikipedia, che a fine Ottocento era il più grande del mondo, da 13 mila
tonnellate, della White Star Line – quella del “Titanic”. Del suo salone
lussuoso una foto è – era, prima della chisura per virus – visibile al Meyerside
Maritime Museum.
Un “nave transatlantico “Lucania” naviga su internet,
formato cartolina illustrata, in vendita su ebay, dei Fratelli Grimaldi
Armatori. Una società armatorale napoletana del secondo dopoguerra – i fratelli
Grimaldi erano i nipoti di Achille Lauro, l’armatore allora più importante in Europa,
figli della sorella Amelia.
Dall’abbandono
al full swing, dalle stalle alle
stelle, dei Sassi facendo diamanti, Matera è un caso d sviluppo tanto miracoloso – rapido, inventivo, radicale – da apparire normale. Anche perché è uno sviluppo di idee e non di capitale - o di capitale allora umano. E lo sforzo, organizzativo, politico, promozionale, pubblicitario, deve
nasconderlo, la bellezza si vuole di pura grazia.
Immortalata
dalla Rai come luogo vivace di donne intraprendenti, la Imma Tataranni di
Vanessa Scalera e Mariolina Venezia. Dopo essere stata teatro di ritorni,
visioni, magie, nel paranormale alla “Twin Peaks” di Ivan Cotroneo con Anna
Valle. Un debutto tv folgorante.
Alla Sanità Speranza, all’Interno il
prefetto Lamorgese, i Vaccini il generale Figliuolo, tre potentini al controllo
della pandemia. Potere a Potenza è facile slogan, ma la congiunzione è ben
straordinaria.
Terra
di malie, tormenti, inquietudini. Mentre è pulita e lineare, nel paesaggio come
nel linguaggio – le attitudini, la mimica. Una regione si direbbe bianca.
Terreno privilegiato o vittima di Ernesto De Martino, l’antropologo delle forme
magiche.
leuzzi@antiit.eu
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