Appalti, fisco, abusi (199)
Unicredit paga otto milioni l’anno, salvo
bonus e benefici, un amministratore delegato di cui si dicono meraviglie – lui
stesso fa dire meraviglie, si sa come vanno queste cose : ci sono tecniche collaudate di image-building,
costose ma non poi molto – che non ha nessuna esperienza di gestione di una
banca retail. Con molte migliaia di
sportelli in una mezza dozzina di paesi, vicini e lontani.
Unicredit si dà come ad Orcel, a caro prezzo,
un banchiere d’affari, senza dialogo con gli azionisti, col consiglio
d’amministrazione. Che ora minaccia di votargli contro. La sua nomina è opera
di un comitato nomine, presieduto prima da Andreotti poi da Micossi, che però
non rappresentava nessuno? Le banche italiane, anche grandi e (finora) ben gestite,
sono un mistero.
Acea fattura a fine 2020 consumi per euro
10,47 del periodo 1\12\2017-2\1\2018. Già prescritti cioè. Con abbondanza di
dati – sei fogli. Segue una corrispodenza del peso di quasi un etto del tutto
inutile - una ventina di fogli complessivamente. A cui Acea avrà delegato uno o
più impiegati – oltre agli addetti alla consegna della corrispondenza. È
un’azienda comunale, e lo spreco quindi si capisce – la burocrazia è
invincibile, fine a se stessa. Ma è anche quotata in Borsa: nessuno ne controlla
l’inefficienza?
È anch vero che per non pagare € 10,47 si spende
più della metà, € 5,45, per la raccomandata di contestazione. Più un paio d’ore
perse. La contestazione, secondo la stessa fattura, è possibile al numero verde
o per email. Ma il numero verde dopo la solita congrua attesa si dice inabilitato.
La mail dà “access denied”. Acea si
fa propaganda contro?
Sugli “oneri di sistema”, i finanziamenti esosisssimi
all’industria dell’ecobusiness che ogni utente elettrico paga bimestralmente,
anche se non consuma un kWh, interviene finalmente l’Autorità Antitrust –
nell’inerzia dell’Arera, l’agenzia incaricata della sorveglianza del settore
energia. L’Antitrust chiede al governo “una riforma del finanziamento delle energie
rinnovabili che miri a eliminare il peso improprio degli oneri di sistema dalla
bolletta elettrica e a introdurre invece forme di fiscalizzazione coerenti con i principi ambientali”. In modo
cioè che “tali oneri gravino, in modo selettivo, sul consumo di combustibili fossili
nel riscaldamento e nei trasporti”.
Si spreca – si perde nelle condutture, da
decenni deteriorate – la metà della portata degli acquedottii. Il 43 per cento
per l’esattezza, secondo l’autorità di settore. Ma il dato è vecchio e la media
nazionale è alleggerita dal Nord-Ovest, che ha acquedotti migliori, nel resto
d’Italia le perdite superano il 50 per cento. Non è una novità, la cosa è nota
da almeno un trentennio. Ma non si investe negli acquedotti; si aumentano le
tariffe per far pagare l’acqua dispersa.
Un settore pubblico incapace o corrivo favorisce
l’acqua privata. In bottiglia. Un terzo delle famiglie in città è costretta a
servirsene. L’Italia è terza al mondo per consumo di acqua imbottigliata (in plastica!):
190 litri a testa per ogni italiano. Dietro due paesi dell’ex Terzo mondo,
quindi senza reti idriche nazionali, ma abbastanza ricchi, Messico e
Thailandia.
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