Biden come
Trump, contro tutti eccetto che con l’Iran. Più oltranzista di Trump con Russia
e Cina.
Biden ha promesso
niente guerre in Medio Oriente, in prima linea o per procura, ma non intende
fermarle. Eccetto che con l’Iran: bizzarramente
possibilista, nello Yemen e sull’atomica, solo col regime più
irreducibilmente antiamericano. Affascinato forse, da buon credente, dai sai
degli ayatollah. Ha voluto grande rumore attorno a un miniraid aereo contro una
base Hezbollah in Siria, la forza armata siro-libanese armata e controllata da
Teheran – un raid senza danni. Ma lascia lo Yemen all’Iran e stacca la spina
all’Arabia Saudita, l’avversario principale degli ayatollah nel mondo arabo. Fingendo
che il presidente iraniano moderato Rouhani conti qualcosa.
Gli ayatollah
hanno rapito e fatto rapire molti americani, a partire dal personale d’ambasciata
nel 1980, hanno ucciso e fatto uccidere oppositori inermi, anche negli Stati
Uniti, hanno un’economia parallela che si fa beffe delle eterne sanzioni
americane, armano e gestiscono forze terroriste in Medio Oriente, come gli
Hezbollah, e si arrogano per disprezzo l’elezione del presidente americano, nel
1980 contro Carter, a novembre contro Trump.
È per questo
che Biden crede agli ayatollah? Di cui non subodora la forza politica - la scaltrezza?
Non è il solo:
sono quarant’anni e passa che gli Stati Uniti non capiscono nulla –
apparentemente - degli ayatollah, pur disponendo del meglio dell’iranistica, e di
molte spie dentro l’Iran. Come a dare ragione al loro feroce
antiamericanismo, incapaci di comprendere il linguaggio levantino, pure esplicito
in questo caso, non subdolo.
Biden ha dato
via libera all’Iran nello Yemen in omaggio ai diritti umani, sanzionando cioè l’Arabia
Saudita sui diritti umani. Ma non li protegge dove sono insidiati dall’Iran, in
Yemen con gli Houthi, in Libano con Hezbollah – e all’interno dell’Iran.
Lo stesso in Russia,
dove invece si è eletto protettore dell’opposizione politica; un atto d’imperialismo
non mascherato, che copre con i diritti umani. Nel mentre che scopre – fa infine
scoprire dalle innumerevoli agenzie di spionaggio – che l’85 per cento delle grandi
imprese cinesi nel mercato mondiale è di proprietà o a controllo statale, del
partito Comunista Cinese.
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