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Dante poeta figurativo
La “Divina Commedia” illustrata:
156 tavole (97 dell’ “Inferno”), per una “guida visuale al poema dantesco”. Un
regalo. Introdotto da Théophile Gautier, che nel 1861 presentava “il giovane
artista”. Spiegando che Dante non è “così
astruso” come si dice: “L’oscurità di Dante è un pregiudizio”. Il poema
richiede “una certa applicazione”, ma è di “plastica nitidezza”: “Quasi tutti i
suoi versi sono quadri o composizioni”: ogni atteggiamento, ogni gesto, ogni
cambiamento di colore o di forma della folla dei dannati è descritto con cura
minuziosa”. E Doré è il più indicato a figurarlo: oltre al talento compositivo
e grafico, egli possiede quell’occhio visionario di cui parla il poeta”.
E la “Commedia” si anima. Tra Ann
Radcliffe e Piranesi, come dice Gautier, in “chimeriche architetture”, ma “con un vivissimo senso della realtà e una
potenza caticaturale straordinaria e selvaggia”, tipo Goya. I richiami più
evidenti sono però, a sfogliare le incisioni, michelangioleschi, nelle nudità,
in una con la contemporanea sensibilità preraffaellita delle figure femminili.
“A partire dall’inverno 1860-1861
Gustave Doré invase la scena parigina con Dante”, secondo un recente agiografo
dell’illustratore, Philippe Kaenel. Il Dante di Dorè è nato con le 75 tavole
dell’“Inferno”, pubblicate nel 1861, un investimento importante, dell’incisore e
dell’editore Hachette, che fu promosso
con una serie di manifestazioni. Tra esse il parigino salon annuale di
pittura e scultura, dove Doré presentò anche una tela a grandezza naturale (mm.
3,15 x 4,5 – ora a Bourg-en-Bresse, “Musée de Brou”), “Dante e Virgilio nel
nono cerchio dell’Inferno”, incentrata sul “fiero pasto” di Ugolino, con altri
personaggi, compresi Paolo e Francesca.
Gabriele Baldassari presenta
brevemente Doré.
Gustavo Doré, La Divina Commedia di Dante Alighieri,
Oscar, pp. 167, ill. ril. € 22
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