mercoledì 24 marzo 2021

Dante poeta figurativo

La “Divina Commedia” illustrata: 156 tavole (97 dell’ “Inferno”), per una “guida visuale al poema dantesco”. Un regalo. Introdotto da Théophile Gautier, che nel 1861 presentava “il giovane artista”. Spiegando che Dante  non è “così astruso” come si dice: “L’oscurità di Dante è un pregiudizio”. Il poema richiede “una certa applicazione”, ma è di “plastica nitidezza”: “Quasi tutti i suoi versi sono quadri o composizioni”: ogni atteggiamento, ogni gesto, ogni cambiamento di colore o di forma della folla dei dannati è descritto con cura minuziosa”. E Doré è il più indicato a figurarlo: oltre al talento compositivo e grafico, egli possiede quell’occhio visionario di cui parla il poeta”.
E la “Commedia” si anima. Tra Ann Radcliffe e Piranesi, come dice Gautier, in “chimeriche architetture”,  ma “con un vivissimo senso della realtà e una potenza caticaturale straordinaria e selvaggia”, tipo Goya. I richiami più evidenti sono però, a sfogliare le incisioni, michelangioleschi, nelle nudità, in una con la contemporanea sensibilità preraffaellita delle figure femminili.
“A partire dall’inverno 1860-1861 Gustave Doré invase la scena parigina con Dante”, secondo un recente agiografo dell’illustratore, Philippe Kaenel. Il Dante di Dorè è nato con le 75 tavole dell’“Inferno”, pubblicate nel 1861, un investimento importante, dell’incisore e  dell’editore Hachette, che fu promosso con una serie di manifestazioni. Tra esse il parigino salon annuale di pittura e scultura, dove Doré presentò anche una tela a grandezza naturale (mm. 3,15 x 4,5 – ora a Bourg-en-Bresse, “Musée de Brou”), “Dante e Virgilio nel nono cerchio dell’Inferno”, incentrata sul “fiero pasto” di Ugolino, con altri personaggi, compresi Paolo e Francesca.
Gabriele Baldassari presenta brevemente Doré.
Gustavo Doré, La Divina Commedia di Dante Alighieri, Oscar, pp. 167, ill. ril. € 22

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