Ecobusiness
In una città come Napoli, per esempio, che non
ha nemmeno una stazione pubblica di ricarica elettrica, come mai si vendono le
macchine ibride? Perché le paga lo Stato, tanto poi si può andare a benzina o a
gasolio.
“Fra dieci anni avremo l’idrogeno verde“, spiega
il ministro dell’Innovazione Cingolani al Parlamento, “ e le automobili andranno
a celle a combustibile. Le batterie le avremo superate, perché hanno un
problema di dismissione, e staremo investendo sulla fusione nucleare”. E in
questi dieci anni, finanziamo le batterie, cioè l’inquinamento - e la Cina?
Per i rifiuti cartacei, che sono i più
ingombranti e anche numerosi, stante la diffusione esponenziale delle vendite
online, c’è un solo cassonetto. Con ingombro immediato, dentro e fuori. Che
però non viene svuotato per settimane, e anche – a Roma – per un mese. Carte e cartoni,
che sono il rifiuto più facile e redditizio da riciclare, vengono lasciati
così a marcire. È vera raccolta differenziata?
Una utenza elettrica, anche di una sola
persona, paga ogni anno 150 euro di “oneri
di sistema”, cioè finanzia i signori delle fonti di energia verde, pale eoliche
e pannelli solari. Non della natura e l’aria pulite - quelle ci pensa la Cina
da sola a infettarle, la fabbrica-cloaca del mondo, ogni sforzo è inutile. Si incassano
gli “oneri di sistema” a prescindere dalla quantità di energia verde prodotta.
Se la stessa persona, come capita alla metà
degli italiani, ha una seconda casa, anche solo per il vezzo di tenere in vita
la vecchia abitazione di famiglia al paese, quindi non necessariamente una
persona agiata, paga lo stesso tributo anche se non abita la casa e non consuma elettricità (per esempio da un anno e più per il lockdown). Oltre che un ammontare analogo a Terna e alle consorelle
locali del trasporto elettrico, come contributo alla loro inefficienza – i pali
della luce in tre quarti d’Italia sono quelli del dopoguerra, anche i fili
penzolanti. È giusto? È utile?
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