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Inter e Napoli unite dalla mafia nel calcio
A
fine settembre il Genoa aveva sotto contagio tutta la prima squadra e ha dovuto lo
stesso giocare a Napoli, per beccarne 6 – si è rifatta a febbraio, con i
titolari. Una settimana dopo il Napoli aveva solo due positivi, e non è nemmeno
partito per giocare a Torino contro la Juventus. Lo stesso Napoli aveva avant’ieri
il recupero della partita con la Juventus e ha ottenuto di rinviarla ad aprile,
per poter preparare meglio la partita domenica con la Roma. La quale invece avant’ieri
ha dovuto giocare, in Ucraina – compreso dunque un lungo viaggio di andata e
ritorno.
L’Inter
ha quattro giocatori positivi, e tanto basta per decretare che i suoi
calciatori non potranno “aderire alle convocazioni delle rispettive squadre nazionali” nelle
prossime due settimane – convocazioni cui dovranno invece obbedire i calciatori
delle concorrenti Juventus, Milan e Roma.
La
stessa Inter non paga gli ingaggi da novembre grazie a una speciale deroga che
le consente di pagarli a fine stagione. Deroga dalla norma che impone di pagare
ingaggi e contributi alle scadenze, pena la detrazione di “almeno 2 punti” in
classifica. A dicembre il Livorno è stato penalizzato di 5 punti per aver pagato gli
ingaggi di giugno e l’Irpef con due giorni di ritardo – due giorni.
Inter
e Napoli sono sempre quelle di Calciopoli 2006, con due carriere fulminanti ai procuratori
napoletani e tre scudetti regalati all’Inter. Uno da Guido Rossi, il
galantuomo che aveva lavorato per l’Inter e poi è andato in Telecom Italia, allora
dell’interista Tronchetti Provera. Uno dagli arbitri onesti di dopo Calciopoli:
tredici partite (tredici…) condizionate da errori arbitrali evidenti a favore dell’Inter. E uno dall’arbitro
onestissimo, non per nulla interista conclamato, Damato, che fece,
letteralmente fece, non per errore, perdere la Roma con la Sampdoria alla fine
del campionato e le fece perdere il campionato, a favore dell’Inter - Damato è
di Barletta, quindi non di Napoli, ma il designatore era Gennaro Borriello (in
duetto con Collina, l’uomo notorio delle “mani pulite”, poi designatore della
federcalcio dei corrotti, quella ucraina).
Non è a dire delle napoletanate a ripetizione della cosiddetta giustizia sportiva,
chissà perché affidata a prefetti e giudici napoletani. Da ultimo la sceneggiata della sentenza suicida sulla partita mancata Juventus-Napoli, 3-0 a tavolino, in modo che in appello fosse rovesciata.
Nel
calcio le mafie non esistono, il calcio dopotutto è uno sport, ma nella
giustizia del calcio sì: l’accoppiata vincente è ambrosiano-partenopea. Senza
vergogna, anzi trionfante, nelle gazzette e nei corrieri.
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