venerdì 19 marzo 2021

Inter e Napoli unite dalla mafia nel calcio

A fine settembre il Genoa aveva sotto contagio tutta la prima squadra e ha dovuto lo stesso giocare a Napoli, per beccarne 6 – si è rifatta a febbraio, con i titolari. Una settimana dopo il Napoli aveva solo due positivi, e non è nemmeno partito per giocare a Torino contro la Juventus. Lo stesso Napoli aveva avant’ieri il recupero della partita con la Juventus e ha ottenuto di rinviarla ad aprile, per poter preparare meglio la partita domenica con la Roma. La quale invece avant’ieri ha dovuto giocare, in Ucraina – compreso dunque un lungo viaggio di andata e ritorno.
L’Inter ha quattro giocatori positivi, e tanto basta per decretare che i suoi calciatori non potranno “aderire alle convocazioni  delle rispettive squadre nazionali” nelle prossime due settimane – convocazioni cui dovranno invece obbedire i calciatori delle concorrenti Juventus, Milan e Roma.
La stessa Inter non paga gli ingaggi da novembre grazie a una speciale deroga che le consente di pagarli a fine stagione. Deroga dalla norma che impone di pagare ingaggi e contributi alle scadenze, pena la detrazione di “almeno 2 punti” in classifica. A dicembre il Livorno è stato  penalizzato di 5 punti per aver pagato gli ingaggi di giugno e l’Irpef con due giorni di ritardo – due giorni.
Inter e Napoli sono sempre quelle di Calciopoli 2006, con due carriere fulminanti ai procuratori napoletani e tre scudetti regalati all’Inter. Uno da Guido Rossi, il galantuomo che aveva lavorato per l’Inter e poi è andato in Telecom Italia, allora dell’interista Tronchetti Provera. Uno dagli arbitri onesti di dopo Calciopoli: tredici partite (tredici…) condizionate da errori arbitrali evidenti a favore dell’Inter. E uno dall’arbitro onestissimo, non per nulla interista conclamato, Damato, che fece, letteralmente fece, non per errore, perdere la Roma con la Sampdoria alla fine del campionato e le fece perdere il campionato, a favore dell’Inter - Damato è di Barletta, quindi non di Napoli, ma il designatore era Gennaro Borriello (in duetto con Collina, l’uomo notorio delle “mani pulite”, poi designatore della federcalcio dei corrotti, quella ucraina).

Non è a dire delle napoletanate a ripetizione della cosiddetta giustizia sportiva, 
chissà perché affidata a prefetti e giudici napoletani. Da ultimo la sceneggiata della sentenza suicida sulla partita mancata Juventus-Napoli, 3-0 a tavolino, in modo che in appello fosse rovesciata.

Nel calcio le mafie non esistono, il calcio dopotutto è uno sport, ma nella giustizia del calcio sì: l’accoppiata vincente è ambrosiano-partenopea. Senza vergogna, anzi trionfante, nelle gazzette e nei corrieri.

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