Londra celebra oggi zero morti per Covid. Si sapeva - era prevedibile - perché la pandemia è stata affrontata con ben altra perspicacia e determinazione che in Italia. In Italia non è finita, al contrario, e non si sa come andrà a finire, per i malati di Covid e per gli altri.
“Le terapie intensive sono salite dal 36 al 40
per cento, con punte del 60 in Lombardia. La soglia sarebbe del 30 per cento.
Superarla significa, oltre ad aumentare la possibilità di decessi, anche penalizzare
i malati no Covid, cioè rimandare cure indispensabili” – spiegava ieri Nino Cartabellotta, Osservatorio
Gimbe sul Sistema Sanitario Nazionale, Bologna, sul “Corriere della sera”.
Come questi malati siano penalizzati è
intuitivo - forse per questo non si dice? Ma merita spiegarlo col cardiologo
Pierpaolo Pellicori, ricercatore all’università di Glasgow su “Start Magazine”:
“Oggi in Uk (16 marzo, n.d.r.) riaprono le scuole. I casi giornalieri di Covid
sono stati 5.089 (su quasi un milione di tamponi), 64 i morti (125.580 da
inizio pandemia). Oggi in Italia: zona rossa. Casi di Covid giornalieri 15.267
(su meno di 179 mila tamponi) e 354 morti (102.499 da inizio pandemia). Di
questi 15 mila casi giornalieri, più di mille verranno ospedalizzati nelle
prossime due settimane e svilupperanno varie complicanze a carico di cuore, arterie
e vene: complicanze cardiovascolari molto comuni nei pazienti con Covid: 80 su
mille un’aritmia, 70 su mille una trombosi, 70 su mille uno scompenso cardiaco,
10-20 su mille un infarto o ictus. Avere tutti questi pazienti in ospedale vuol
dire che medici e infermieri non possono garantire diagnosi e cure necessarie a
chi ha un problema diverso da Covid”.
“Fino al 28 febbraio”, proseguiva il dottor
Pellicori il 14 marzo, a proposito dei bassi contagi nel Regno Unito, “sono
state somministrate circa 10,7 milioni di dosi Pfizer e 9,7 milioni di dosi
AstraZeneca”.
Oggi, giorno in cui scriviamo, si può aggiungere che i ricoveri da covid, 29.163, hanno superato quelli del picco della prima ondata, 29.010.
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