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L’amore dei ragazzi, tra “Teorema” e Françoise Sagan
“Ero in totale soggezione”. Al
primo incontro odi et amo: “Col
tempo”, pochi giorni, “avrebbe cominciato a piacermi”, subito “poi, nel giro di
pochi giorni, avrei imparato a odiarlo”. Ma l’attrazione è stata immediata: è
“proprio lui, la cui fotografia sul modulo di richiesta, mesi prima, mi era
balzata agli occhi con la promessa di istantanee affinità”.
Tutto è detto alla prima pagina. Un
richiamo non di sentimenti ma fisico. Il sex
appeal è istantaneo: “«Dopo!», la parola, la voce, il modo” alla prima
riga, e subito poi, abbassando lo sguardo, “camicia celeste svolazzante aperta
sul davanti, occhiali da sole, cappello di paglia, pelle ovunque”. Guadagnino,
nel film che ne ha tratto, è ambiguo, Aciman esplicito, vuole provare un pornosoft . Molto soft. Françoise Sagan (chi era costei?) riscritta nel Duemila, in
chiave gay. Setting compreso, intellettuale
borghese: “Per aiutare i giovani letterati a rivedere il loro manoscritto prima
della pubblicazione i miei genitori li ospitavano durante l’estate”, in
Riviera.
Una seduzione non innocente. Non
da parte del sedotto, un ragazzo: il diciassettenne non ha alcuna riserva, come
è ovvio che sia in amore, è lui semmai che stenta a innamorarsi. Un sogno, un
trionfo: al tempo dei processi per pedofilia, un inno all’amore pederastico, un
invito. Il desiderio fa la differenza, non la cosa, il desiderio del sedotto.
In un gioco di scambi fra seduttore e sedotto.
Sarà questo che fa l’unanimità dei
consensi di chi l’ha letto, il 97 per cento dice wikipedia. Di vasta lettura
perdurante, dopo una quindicina d’anni. Altrimenti acqua fresca.
Un po’ è “Teorema”, l’irruzione
dell’estraneo, l’arcangelo, l’arcangelo del sesso?, che sconvolge la consuetudine
familiare, raccontata meglio di quanto Pasolini ha provato a filmare. Nella
gioia cioè, non nella devastazione. Ma è troppo dire, Aciman corre senza pieghe:
senza traumi e senza apocalissi, né di dannazione né palingenetiche.
Curiosamente, il racconto
sa di déja vu. Solo al femminile invece
che al maschile. E a parti rovesciate, di una adolescente che brama un contatto,
anche solo visivo, con la direttrice della scuola, che ne domina ogni impulso. Un
racconto pubblicato una cinquantina d’anni fa nel genere erotico (ma tradotto
da Fruttero?), “Olivia”, by “Olivia”, di autore cioè ignoto, ma femminile (poi elucidato
in Dorothy Strachey).
Il titolo è mediato da Toni Morrison,
“Beloved”, amatissima-o, maestra di scrittura di Aciman a Harvard: “Chiamami
col mio nome”, sottinteso “beloved”.
André Aciman. Chiamami col tuo nome, Guanda, pp. 280
€ 12
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