sabato 13 marzo 2021

L’amore dei ragazzi, tra “Teorema” e Françoise Sagan

“Ero in totale soggezione”. Al primo incontro odi et amo: “Col tempo”, pochi giorni, “avrebbe cominciato a piacermi”, subito “poi, nel giro di pochi giorni, avrei imparato a odiarlo”. Ma l’attrazione è stata immediata: è “proprio lui, la cui fotografia sul modulo di richiesta, mesi prima, mi era balzata agli occhi con la promessa di istantanee affinità”.
Tutto è detto alla prima pagina. Un richiamo non di sentimenti ma fisico. Il sex appeal è istantaneo: “«Dopo!», la parola, la voce, il modo” alla prima riga, e subito poi, abbassando lo sguardo, “camicia celeste svolazzante aperta sul davanti, occhiali da sole, cappello di paglia, pelle ovunque”. Guadagnino, nel film che ne ha tratto, è ambiguo, Aciman esplicito, vuole provare un pornosoft . Molto soft. Françoise Sagan (chi era costei?) riscritta nel Duemila, in chiave gay. Setting compreso, intellettuale borghese: “Per aiutare i giovani letterati a rivedere il loro manoscritto prima della pubblicazione i miei genitori li ospitavano durante l’estate”, in Riviera.
Una seduzione non innocente. Non da parte del sedotto, un ragazzo: il diciassettenne non ha alcuna riserva, come è ovvio che sia in amore, è lui semmai che stenta a innamorarsi. Un sogno, un trionfo: al tempo dei processi per pedofilia, un inno all’amore pederastico, un invito. Il desiderio fa la differenza, non la cosa, il desiderio del sedotto. In un gioco di scambi fra seduttore e sedotto.
Sarà questo che fa l’unanimità dei consensi di chi l’ha letto, il 97 per cento dice wikipedia. Di vasta lettura perdurante, dopo una quindicina d’anni. Altrimenti acqua fresca.
Un po’ è “Teorema”, l’irruzione dell’estraneo, l’arcangelo, l’arcangelo del sesso?, che sconvolge la consuetudine familiare, raccontata meglio di quanto Pasolini ha provato a filmare. Nella gioia cioè, non nella devastazione. Ma è troppo dire, Aciman corre senza pieghe: senza traumi e senza apocalissi, né di dannazione né palingenetiche.
Curiosamente, il racconto sa di déja vu. Solo al femminile invece che al maschile. E a parti rovesciate, di una adolescente che brama un contatto, anche solo visivo, con la direttrice della scuola, che ne domina ogni impulso. Un racconto pubblicato una cinquantina d’anni fa nel genere erotico (ma tradotto da Fruttero?), “Olivia”, by “Olivia”, di autore cioè ignoto, ma femminile (poi elucidato in Dorothy Strachey).
Il titolo è mediato da Toni Morrison, “Beloved”, amatissima-o, maestra di scrittura di Aciman a Harvard: “Chiamami col mio nome”, sottinteso “beloved”.
André Aciman. Chiamami col tuo nome, Guanda, pp. 280 € 12

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