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venerdì 5 marzo 2021

Letture - 450

letterautore

Brancati - Catania, nota Carlo Levi a passeggio per la via Etnea, ama le “tipizzazioni”, che dice “una delle tendenze dell’ellenistico spirito catanese”: “C’è, pare, chi passa il suo tempo a creare nella realtà dei tipi, influenzando e foggiando, secondo un suo piano, qualche sua vittima, per il solo piacere di poterla descrivere”.
Leni non nomina Brancati, ma il riferimento è calzante. E non è solo nella tradizione etnea, Verga giovane incluso, o nello spirito ellenistico. Lo stesso “Gattopardo”, l’impianto del romanzo, è eversivo (e non conservativo!) in questa vena, antropologica, linguistica, come un’irrisione rattenuta, impietosita.
È una forma espressiva comune pure in Calabria, ‘a zannella, dagli antichi zanni: la beffa, l’ironia, il sarcasmo, con una vena malinconica, distruttiva, nemmeno tanto sottile. Comune per la comune latinizzazione, quindi in sintonia con i Fescennini - lo “spirito ellenistico” di Carlo Levi è vago, ne resta fuori l’area magno greca più influente, Locri-Crotone-Sibari-Metaponto-Taranto?
Questo prima che, in Calabria e in Sicilia, un più severo criterio morale s’imponesse alla scrittura, per il peso dominante esercitato da Sciascia e da Alvaro.
 
Classico
- È in origine l’ “appartenente alla prima casse dei cittadini”. Da qui, spiega il vocabolario, il senso traslato di opera di prim’ordine.
 
Epistolografia
– Un marchio - un mezzo - di realtà, prima che di immortalità (ricordo, memoria)? Leggendo il “Periplo dell’Africa” di Emilio Cecchi nel mezzo dei social, la finale colpisce, a proposito di Melville (“Giacchetta bianca”, col racconto dell’“arrivo della posta a bordo”) e delle navigazioni lungo l’Africa del Quattro-Seicento, che s’immortalavano in cippi e lapidi qua e là, sotto cui spesso venivano lasciati plichi di lettere, a futura memoria, le “pietre postali”: “Un mondo così grande, vigoroso  pieno d’avventura e d’emozione; forse anche perché andava avanti con tante poche lettere”, riflette Cecchi: “A forza di telegrafo, di posta aerea, di espressi e di radio, come l’abbiamo fatto diventare trito, prosaico, piccino. I derelitti di cui scriveva Melville a caro p rezzo si disputavano corrispondenza di seconda  mano, tanto per respirare tra le sue pieghe un sentore di vita e d’affetti famigliari. Quando si considera bene, essi rimettono in onore l’epistolografia”. Oggi che tutto sembra istantaneo per tutti, il modo è più “facile”?
 
Eros
– È “il fioco lume di un’immensa luce” in Plotino, “Enneadi”, VI, 7, 33.
 
Famiglie
– “I poeti, vivi o morti, creano seri imbarazzi nelle famiglie”, notava Leonardo Sinisgalli nel 1969. Tornando a Montemurro, Potenza, dove era nato e cresciuto, trovava: “Mia sorella ha trasformato la mia casa natale in un gallinaio”.
Nello stesso viaggio, avendo manifestato l’intenzione di omaggiare Roco Scotellaro visitandone la casa a Tricarico, fu sconsigliato dall’intraprendere il lungo viaggio, ottanta km di pessime strade, perché la casa i nipoti avevano dato in affitto, disperdendo oggetti e carte le carte.
 
Giallo
– Imbroglia il lettore, secondo Vladimir Nabokov, nella prefazione preposta all’edizione italiana del racconto “Il dono”: “Il tessuto del racconto imita quello della narrativa poliziesca, l’autore però smentisce qualunque intenzione attribuitagli d’imbrogliare, mettere in imbarazzo, beffare o altrimenti ingannare il lettore”-
 
Libro – “I libri sono i nostri vecchi”, U. Eco, “Perché i libri allungano la vita” (in “La Bustina di Minerva 1990-2000”).
“Il libro è un’assicurazione sulla vita, una piccola anticipazione di immortalità. All’indietro (ahimé) anziché in avanti. Ma non si può avere tutto” – id.
 
Marx – Ironicamente – ma non del tutto - è “quell’acido borghese in pantaloni vittoriani a quadri, autore di Das Kapital, frutto dell’emicrania e dell’insonnia” –V. Nabokov, “L’occhio”, 36.
 
Occidente – Titolo: “Anziano e «pulito», perché l’Occidente è più esposto al virus”. Occhiello: “In Europa e nelle Americhe il rischio di morire per il Covid-19 è superiore di 15 volte a quello che si registra altrove”, - “La Lettura”, 28 febbraio.
L’occidente è troppo pulito, pensare?
 
Scozia – È la riserva di caccia per gli inglesi ricchi e\o nobili, scriveva Orwell, dopo avere scacciato gli scozzesi dalle Highlands, per farne boschi da cervi – da caccia al cervo. Nel lungo saggio critico-satirico “Giorni felici” (“Such, such were the joys”) sul sistema educativo inglese nelle scuole private, scritto nel 1946. Sul sistema classista snobistico. La Scozia, il parco, il castello, la riva del 

fiume privata per la pesca sicura al salmone, la caccia, è il massimo della distinzione sociale. Più dell’automobile, Daimler o Rolls Royce, della residenza, Knightsbridge o Kensington, del cuoco, del sarto.
 
Totalitarismo – Nuoce alla letteratura, secondo Orwell, “La prevenzione della letteratura”: “La letteratura talvolta è fiorita sotto regimi dispotici, ma, come spesso si è specificato, i dispotismi del passato non erano totalitari” – erano “solitamente o corrotti o apatici o di apparenza liberale”, al riparo di “religioni che considerano, accettano, l’imperfezione”. “E comunque, è più o meno vero che la prosa ha raggiunto i suoi livelli più alti in tempi di democrazia e di libertà di parola”.
Più vero per la prosa che per la poesia? La Russia ha avuto Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Tolstòj sotto gli zar, e nulla di lontanamente analogo nei settant’anni sovietici. Ma ha avuto i poeti degli anni 1920 1930, e poi Pasternak.  
 
Traslitterazione – Può non essere innocua: la trascrizione in un alfabeto diverso dall’originale può indurre a variazioni significative, vere e proprie “traduzioni libere” o “a senso”. Gian Carlo Calza, cultore del “Libro de tè”, il classico di Okakura Kakuzo, lo spiega in avvertenza: “Okakura traslitterava (in inglese, n.d.r.: viveva in America) da lingue asiatiche (giapponese, cinese, sanscrito, avestico, arabo) utilizzando spesso la forma giapponesizzata e rendendo oggi complesso risalire ai nomi o termini originari”. Calza li trascrive secondo le modalità attuali, ma “riportando in nota la versione di Okakura nella sua prima occorrenza, anche quando la discordanza sembri essere più un refuso che non una traslitterazione ormai desueta, come nel caso di Sun of Heaven (Sole del Cielo) per Son of Heaven (Figlio del Cielo, titolo degli imperatori cinesi e giapponesi)”.

letterautore@antiit.eu

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