Letture - 450
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Brancati
- Catania, nota Carlo Levi a passeggio per la via
Etnea, ama le “tipizzazioni”, che dice “una delle tendenze dell’ellenistico
spirito catanese”: “C’è, pare, chi passa il suo tempo a creare nella realtà dei
tipi, influenzando e foggiando, secondo un suo piano, qualche sua vittima, per
il solo piacere di poterla descrivere”.
Leni
non nomina Brancati, ma il riferimento è calzante. E non è solo nella tradizione
etnea, Verga giovane incluso, o nello spirito ellenistico. Lo stesso “Gattopardo”,
l’impianto del romanzo, è eversivo (e non conservativo!) in questa vena,
antropologica, linguistica, come un’irrisione rattenuta, impietosita.
È
una forma espressiva comune pure in Calabria, ‘a zannella, dagli antichi zanni: la beffa, l’ironia, il sarcasmo, con
una vena malinconica, distruttiva, nemmeno tanto sottile. Comune per la comune
latinizzazione, quindi in sintonia con i Fescennini - lo “spirito ellenistico”
di Carlo Levi è vago, ne resta fuori l’area magno greca più influente,
Locri-Crotone-Sibari-Metaponto-Taranto?
Questo
prima che, in Calabria e in Sicilia, un più severo criterio morale s’imponesse
alla scrittura, per il peso dominante esercitato da Sciascia e da Alvaro.
Classico
- È in origine l’ “appartenente alla prima casse dei
cittadini”. Da qui, spiega il vocabolario, il senso traslato di opera di prim’ordine.
Epistolografia
– Un marchio - un mezzo - di realtà, prima che di immortalità (ricordo, memoria)? Leggendo il “Periplo dell’Africa” di Emilio Cecchi
nel mezzo dei social, la finale colpisce,
a proposito di Melville (“Giacchetta bianca”, col racconto dell’“arrivo della
posta a bordo”) e delle navigazioni lungo l’Africa del Quattro-Seicento, che
s’immortalavano in cippi e lapidi qua e là, sotto cui spesso venivano lasciati
plichi di lettere, a futura memoria, le “pietre postali”: “Un mondo così
grande, vigoroso pieno d’avventura e
d’emozione; forse anche perché andava avanti con tante poche lettere”, riflette
Cecchi: “A forza di telegrafo, di posta aerea, di espressi e di radio, come
l’abbiamo fatto diventare trito, prosaico, piccino. I derelitti di cui scriveva
Melville a caro p rezzo si disputavano corrispondenza di seconda mano, tanto per respirare tra le sue pieghe
un sentore di vita e d’affetti famigliari. Quando si considera bene, essi rimettono
in onore l’epistolografia”. Oggi che tutto sembra istantaneo per tutti, il modo
è più “facile”?
Eros
– È “il fioco lume di un’immensa luce” in Plotino,
“Enneadi”, VI, 7, 33.
Famiglie
– “I poeti, vivi o morti, creano seri imbarazzi nelle
famiglie”, notava Leonardo Sinisgalli nel 1969. Tornando a Montemurro, Potenza,
dove era nato e cresciuto, trovava: “Mia sorella ha trasformato la mia casa
natale in un gallinaio”.
Nello stesso viaggio, avendo manifestato l’intenzione
di omaggiare Roco Scotellaro visitandone la casa a Tricarico, fu sconsigliato
dall’intraprendere il lungo viaggio, ottanta km di pessime strade, perché la
casa i nipoti avevano dato in affitto, disperdendo oggetti e carte le carte.
Giallo
– Imbroglia il lettore, secondo Vladimir Nabokov,
nella prefazione preposta all’edizione italiana del racconto “Il dono”: “Il
tessuto del racconto imita quello della narrativa poliziesca, l’autore però
smentisce qualunque intenzione attribuitagli d’imbrogliare, mettere in
imbarazzo, beffare o altrimenti ingannare il lettore”-
Libro – “I libri sono i nostri vecchi”, U. Eco, “Perché i libri allungano la
vita” (in “La Bustina di Minerva 1990-2000”).
“Il libro è un’assicurazione sulla vita, una piccola
anticipazione di immortalità. All’indietro (ahimé) anziché in avanti. Ma non si
può avere tutto” – id.
Marx
– Ironicamente – ma non del tutto - è “quell’acido
borghese in pantaloni vittoriani a quadri, autore di Das Kapital, frutto dell’emicrania e dell’insonnia” –V. Nabokov,
“L’occhio”, 36.
Occidente
– Titolo: “Anziano e «pulito», perché l’Occidente è
più esposto al virus”. Occhiello: “In Europa e nelle Americhe il rischio di
morire per il Covid-19 è superiore di 15 volte a quello che si registra
altrove”, - “La Lettura”, 28 febbraio.
L’occidente è troppo pulito, pensare?
Scozia – È la riserva di caccia per gli inglesi ricchi e\o nobili, scriveva Orwell,
dopo avere scacciato gli scozzesi dalle Highlands, per farne boschi da cervi –
da caccia al cervo. Nel lungo saggio critico-satirico “Giorni felici” (“Such, such
were the joys”) sul sistema educativo inglese nelle scuole private, scritto nel
1946. Sul sistema classista snobistico. La Scozia, il parco, il castello, la
riva del
fiume privata per la pesca sicura al salmone, la caccia, è il massimo
della distinzione sociale. Più dell’automobile, Daimler o Rolls Royce, della residenza,
Knightsbridge o Kensington, del cuoco, del sarto.
Totalitarismo – Nuoce alla letteratura, secondo Orwell, “La prevenzione della letteratura”:
“La letteratura talvolta è fiorita sotto regimi dispotici, ma, come spesso si è
specificato, i dispotismi del passato non erano totalitari” – erano “solitamente
o corrotti o apatici o di apparenza liberale”, al riparo di “religioni che
considerano, accettano, l’imperfezione”. “E comunque, è più o meno vero che la
prosa ha raggiunto i suoi livelli più alti in tempi di democrazia e di libertà
di parola”.
Più vero per la prosa che per la poesia? La Russia
ha avuto Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Tolstòj sotto gli zar, e nulla di
lontanamente analogo nei settant’anni sovietici. Ma ha avuto i poeti degli anni
1920 1930, e poi Pasternak.
Traslitterazione
– Può non essere innocua: la trascrizione in un
alfabeto diverso dall’originale può indurre a variazioni significative, vere e
proprie “traduzioni libere” o “a senso”. Gian Carlo Calza, cultore del “Libro
de tè”, il classico di Okakura Kakuzo, lo spiega in avvertenza: “Okakura traslitterava
(in inglese, n.d.r.: viveva in America) da lingue asiatiche (giapponese,
cinese, sanscrito, avestico, arabo) utilizzando spesso la forma giapponesizzata
e rendendo oggi complesso risalire ai nomi o termini originari”. Calza li
trascrive secondo le modalità attuali, ma “riportando in nota la versione di
Okakura nella sua prima occorrenza, anche quando la discordanza sembri essere
più un refuso che non una traslitterazione ormai desueta, come nel caso di Sun
of Heaven (Sole del Cielo) per Son of Heaven (Figlio del Cielo, titolo degli
imperatori cinesi e giapponesi)”.
letterautore@antiit.eu
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