L’Europa tra due sedie
Non federazione. Nemmeno confederazione, con
un forte decentramento ma comunque con un governo centralizzato. Nemmeno, di
fatto, costellazione germanica, o nordica, quale si pretende e viene risentita.
L’Unione Europea balbetta quando deve prendere decisioni immediate e radicali:
sulla pandemia un anno fa come è stato in precedenza per le crisi economiche, bancaria (2007) e
del debito (2011).
Le altre grandi aree, Usa e Cina, ben o mal
governate che si dica, sono invece reattive alla crisi. Lo hanno dimostrato con
la forte capacità di ripresa nelle crisi del 2007 e del 2011, a tassi doppi
(tripli nel caso della Cina) rispetto alla quasi immobilità europea. Dove gli Stati ci sono, comunque agiscono. E mostrano
di sapere fronteggiare la pandemia con decisione, sia per i vaccini sia per la
ripresa a V dell’economia, mentre l’Europa è in ritardo sensibile. La stima
dei danni che il virus ha inflitto all’economia nel 2020 il Fondo monetario dà
doppia per la Ue, meno 7,2 per cento, rispetto agli Stati Uniti, meno 3,4.
Diverso il passo anche nel rimedio alla
pandemia: i vaccini. Gli Stati Uniti sono molto avanti, sia nel procurement che nella somministrazione,
rispetto all’Europa – gli Stati Uniti di Trump, che in Europa si ritengono male
amministrati.
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