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Nostalgia della Bellezza
Una serie affollata di
riflessioni d’autore sulla bellezza ha accompagnato il passaggio del Millennio:
Gadamer, Santayana, Zecchi, Rella, Bodei vi si sono esercitati. Come di
auspicio per il nuovo Millennio – che fino ad ora mostra di non volerne sapere. Ma
forse è stato solo un tentativo del Novecento, che la Bellezza aveva cancellato,
dall’estetica e dall’etica, di recupero alla fine, per farsi perdonare. Niente
di che, vista la temperie deprimente, finora, del Millennio. Eco si fa leggere perché
i suoi editori, Andreose, Sgarbi, lo hanno rinchiuso in un libro bellissimo,
iperillustrato. E i suoi testi non pongono ardui problemi filosofici, o meglio
li pongono ma alla sua maniera discorsiva,
da conversatore, sotto forma di didascalie.
Nella ricerca
affannosa, attorno a un bene che sembra non trovarsi, Eco si distingue
ricorrendo al postmoderno consumo di quanto abbiamo potuto godere nei secoli. Della
bellezza s’industria di fermare la storia, e con la magistrale bonomia ci
riesce: i suoi libri, questo della bellezza come quello della bruttezza, sono
belli, almanacchi preziosi. Evitano anche i lati grigi della cosa, le ansie, il
tempo che non c’è, le devastazioni, le morti, perché la bellezza – con la
bruttezza bella – non solo vola alto, ma copre e cancella il resto.
Un volume consolatorio. Se il Novecento ha voluto cancellare la bellezza di
proposito, di programma, il Duemila sembra farlo nei fatti: guardando fuori
dalla fruizione estetica di bellezza se ne trova poca, nei visi, i modi, l’abbigliamento,
i linguaggi. Almeno attenendosi al canone noto del bello, di misura, simmetria,
regolarità, ordine. Difficilmente oggi si troverebbero la politica e la legge
belle, come le trovavano Aristotele, rispettivamente, e Platone.
Savinio diceva la
bellezza morta, e con essa quindi anche la bruttezza. Ma non è così: non ci
sarà stato secolo più brutto del Novecento, scomposto, irsuto, sudato,
nell’arte come nella storia, ed è difficile estrarre una qualche bellezza dal
primo Terzo Millennio. Se non negli interstizi, nel privato, nel rifiuto del mondo:
sarà la bellezza destinata a una diversa tebaide, urbana – o il crisantemo sull’immondizia.
Umberto Eco, Storia della Bellezza, Bompiani, pp.444, ill. € 18
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