skip to main |
skip to sidebar
Raccontare la sapienza
“Altri si vantino delle
pagine che hanno scritto\ io vado fiero di quello che ho letto”. Meglio
Borges lettore – oltre che autore di racconti fantastici, ovvio? Di Dante,
Whitman, Joyce, le Scritture, le saghe germaniche, Shakespeare, Virgilio, e
degli argentini e uruguayani che immortalava per amicizia o gusto della
tradizione.
Si ripropone la tarda
raccolta, di versi e prose, del 1969, quando la cecità era annunciata, per un
Grande Lettore la iattura peggiore, e quindi la rilettura era un rifugio, la
rimembranza, la ricostituzione. Per il “rassegnato lettore” dei suoi scritti.
Cui offre però uno scintillio di saperi: scienza, teologia, arte, mito,
filosofia, storia, linguistica. Dopo due anni di pregrinazioni a corona del
riconoscimento mondiale: in Europa, Israele, Cile, e da residente a Harvard.
Curiose le beatitudini.
Curiose ma non per Borges, agnostico di grande fede. La preghiera inclusa. In una
morale della rinuncia: “Beati quelli che non hanno fame….. Felici i felici”. Ma
senza privarsi di nulla: Bibbia, Vangeli, preghiera, ringraziamento.
Un tramonto accettato: “La vecchiaia (è questo il nome che gli altri
gli danno)\ può essere per noi il tempo più felice.\ È morto l’animale o quasi
è morto”, si vive più sereni – è l’avvio della poesia del titolo. La
giusta temperie per i suoi versi, non altrimenti memorabili.
Con un apparato di note,
una postfazione e una nuova traduzione di Tommaso Scarano, che per Adelphi cura
la riedizione delle opere di Borges. Senza notevoli novità, a meno di qualche
toscanismo ancora in uso alla prima traduzione, 1971, di Tentori Montalto.
Jorge Luis Borges, Elogio
dell’ombra, Adelphi, pp. 158 € 16
Nessun commento:
Posta un commento