martedì 23 marzo 2021

Secondi pensieri - 445

zeulig
 
Antisemitismo
– Donatella Di Cesare, “Heidegger e gli ebrei – I quaderni neri”, lo dice caratteristico della filosofia tedesca, di Kant, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, e della migliore cultura filosofica europea. Ma questo non è possibile.
 
Heidegger – Che cosa leggeva? Perché no si studi la sua biblioteca privata, per esempio. Nelle sue sterminate opere, e nella (poca) corrispondenza nota  non c’è mai un accenno a Walter Benjamin, per esempio sulla storia, o Adorno e Horkheimer. Nemmeno a Hannah Arendt o ai tanti altri suoi discepoli professi, Löwith, Jonas, Anders, Strauss, Marcuse, tutt’e sei ebrei, è vero, ma nemmeno di Jaspers, di Gadamer, probabilmente nemmeno del coautore Jünger, non ce n’è traccia.
 
Natura – L’aorgico di Hölderlin nella “Ragione dell’Empedocle” (la lunga riflessione che accompagna le successive stesure de “La morte di Empedocle”) è la natura illimitata, e incomprensibile-inafferrabile, come opposta all’organico, all’individualità limitata e cosciente - il poetico, l’artistico. In opposizione dialettica, che confluirà in una conciliazione, una sintesi. Che è illusoria – di convenienza? – e quindi momentanea, un momento del conflitto.
Si può concepire la vita in conflitto con la natura, di cui è espressione? La natura non arriva all’intelligenza - all’intelletto pratico, dispositivo? La natura è ambivalente, ma fondamentalmente temibile, in Hölderlin. Che pure, soprattutto, avrebbe voluto essere, formarsi, da filosofo della natura, invece che da teologo, e con Hegel porrà il tema della contemporaneità, dall’Ottocento in qua, in varie forme, della “infinitizzazione del finito”: l’ambizione prometeica, o titanica, dell’individuo (anche della comunità, del “nazionale”) di essere Dio, di prenderne il posto.
L’Iperione del suo romanzo fa della natura oggetto di desiderio, di rimpianto, quindi la natura è amabile, benevola, protettiva. Ma è anche una potenza incontrollabile che fomenta la dissoluzione e porta alla morte – è su questa base magmatica, invasiva, caotica, che il soggetto si staglia a fatica, acquisisce identità. 
 
La natura sta a sé, ma nutre sogni – quando non li demolisce.
 
Questione spartana – Ritorna, in altra veste, ma nel corpo centrale: la standardizzazione. Dei destini, delle qualità, delle attese. Facendo aggio sull’uguaglianza come diritto umano fondamentale, che interpreta (appiattisce) come non differenziazione. L’uno vale uno, che ne è la summa, reinterpreta (rilancia) l’appiattimento e la censura, anche letale, che erano al centro della “questione spartana”.
Sparta, l’ideale spartano sono stati roba del secondo Ottocento, con coda nella eugenetica, nelle leghe di salutismo tedesche, e nel “Mein Kampf”, il programma di Hitler. André Gide ne fa la sintesi migliore in uno dei “foglietti” sparsi del “Diario”, che si data a fine Ottocento: “La famosa questione spartana dev’essere posta: perché Sparta non ha avuto grandi uomini. La perfezione della razza impedì l’esaltazione dell’individuo. Ma questo permise loro di creare il canone maschie; e l’ordine dorico. Con la soppressione dei meno dotati si sopprime la varietà rara – fatto ben conosciuto in botanica, o almeno in floricultura, i fiori più belli essendo dati spesso dalle piante di aspetto gracile”. O nella stessa eugenetica, per le malattie da consanguineità, che i reali e gli altri “migliori” della terra producono – hanno prodotto per secoli - sposandosi fra di loro.   
 
Vangelo – È il manifesto di una sovversione radicale, anche dichiarata, più volte. Un poema nomadico, sradicato. Che termina con una rinascita, la Resurrezione – non quindi un mistero, ma un fatto, un evento “storico” anche se non di fatto.
 
Come tali, in quanto cronaca e testimonianza di una rivoluzione, i vangeli sono storici. Che non ci siano le “fonti storiche” – testi originali, testimonianze contemporanee – non incide: sono altrimenti inimmaginabili, se non come racconto di un ribaltamento. Di tutto, di singolarità totale, perfino da ultimo, di rifiuto del Padre, una bestemmia. Fuori dalla famiglia, il Cristo, i discepoli, i tanti personaggi. Fuori dalla chiesa, dall’autorità religiosa. Fuori dal possesso, dall’idea di possesso materiale. Per una patria o stato o comunità nomade, aperta – il Vangelo è un poema del nomadismo, in tutti gli aspetti e gli aneddoti (episodi) del racconto. E per il contrario: per i legami familiari, per la comunità di vita e di fede, per il possesso produttivo (bene indirizzato),
Un messaggio di libertà. Si dice dell’individuo, della scoperta e la fondazione dell’individuo, ma questo non c’è, c’è la libertà.  
 
Vita – “I biologi molecolari hanno la tentazione di descrivere la cellula come un organismo perfetto. Non lo è. La vita è tanto meravigliosa quanto inefficiente, ridondante, piena di accidenti.
“I fisici cercano semplicità e perfezione, ma l’evoluzione procede per incrementi e aggiustamenti.
“Non sopravvive il più adatto in assolto m l più adatto in cere circostanze”.
Paul Nurse, inglese, biochimico, Nobel 2001 per la Medicina.


zeulig@antiit.eu

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