Secondi pensieri - 445
zeulig
Antisemitismo – Donatella
Di Cesare, “Heidegger e gli ebrei – I quaderni neri”, lo dice caratteristico
della filosofia tedesca, di Kant, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche, e della
migliore cultura filosofica europea. Ma questo non è possibile.
Heidegger – Che cosa
leggeva? Perché no si studi la sua biblioteca privata, per esempio. Nelle sue
sterminate opere, e nella (poca) corrispondenza nota non c’è mai un accenno a Walter Benjamin, per
esempio sulla storia, o Adorno e Horkheimer. Nemmeno a Hannah Arendt o ai tanti
altri suoi discepoli professi, Löwith, Jonas, Anders, Strauss, Marcuse, tutt’e sei
ebrei, è vero, ma nemmeno di Jaspers, di Gadamer, probabilmente nemmeno del
coautore Jünger, non ce n’è traccia.
Natura – L’aorgico di
Hölderlin nella “Ragione dell’Empedocle” (la lunga riflessione che accompagna
le successive stesure de “La morte di Empedocle”) è la natura illimitata, e incomprensibile-inafferrabile,
come opposta all’organico, all’individualità limitata e cosciente - il poetico,
l’artistico. In opposizione dialettica, che confluirà in una conciliazione, una
sintesi. Che è illusoria – di convenienza? – e quindi momentanea, un momento
del conflitto.
Si può concepire la vita in conflitto con la natura, di cui è espressione?
La natura non arriva all’intelligenza - all’intelletto pratico, dispositivo? La natura
è ambivalente, ma fondamentalmente temibile, in Hölderlin. Che pure,
soprattutto, avrebbe voluto essere, formarsi, da filosofo della natura, invece
che da teologo, e con Hegel porrà il tema della contemporaneità,
dall’Ottocento in qua, in varie forme, della “infinitizzazione del finito”:
l’ambizione prometeica, o titanica, dell’individuo (anche della comunità, del
“nazionale”) di essere Dio, di prenderne il posto.
L’Iperione del suo romanzo
fa della natura oggetto di desiderio, di rimpianto, quindi la natura è amabile,
benevola, protettiva. Ma è anche una potenza incontrollabile che fomenta la
dissoluzione e porta alla morte – è su questa base magmatica, invasiva,
caotica, che il soggetto si staglia a fatica, acquisisce identità.
La natura sta a sé, ma nutre sogni – quando non li demolisce.
Questione spartana – Ritorna,
in altra veste, ma nel corpo centrale: la standardizzazione. Dei destini, delle
qualità, delle attese. Facendo aggio sull’uguaglianza come diritto umano fondamentale,
che interpreta (appiattisce) come non differenziazione. L’uno vale uno, che ne
è la summa, reinterpreta (rilancia) l’appiattimento e la censura, anche letale,
che erano al centro della “questione spartana”.
Sparta, l’ideale spartano sono stati roba del secondo Ottocento, con
coda nella eugenetica, nelle leghe di salutismo tedesche, e nel “Mein Kampf”,
il programma di Hitler. André Gide ne fa la sintesi migliore in uno dei “foglietti”
sparsi del “Diario”, che si data a fine Ottocento: “La famosa questione spartana
dev’essere posta: perché Sparta non ha avuto grandi uomini. La perfezione della
razza impedì l’esaltazione dell’individuo. Ma questo permise loro di creare il
canone maschie; e l’ordine dorico. Con la soppressione dei meno dotati si
sopprime la varietà rara – fatto ben conosciuto in botanica, o almeno in floricultura, i fiori più belli essendo
dati spesso dalle piante di aspetto gracile”. O nella stessa eugenetica, per le
malattie da consanguineità, che i reali e gli altri “migliori” della terra producono
– hanno prodotto per secoli - sposandosi fra di loro.
Vangelo – È il manifesto
di una sovversione radicale, anche dichiarata, più volte. Un poema nomadico,
sradicato. Che termina con una rinascita, la Resurrezione – non quindi un
mistero, ma un fatto, un evento “storico” anche se non di fatto.
Come tali, in quanto cronaca e testimonianza di una rivoluzione, i
vangeli sono storici. Che non ci siano le “fonti storiche” – testi originali,
testimonianze contemporanee – non incide: sono altrimenti inimmaginabili, se non
come racconto di un ribaltamento. Di tutto, di singolarità totale, perfino da ultimo,
di rifiuto del Padre, una bestemmia. Fuori dalla famiglia, il Cristo, i
discepoli, i tanti personaggi. Fuori dalla chiesa, dall’autorità religiosa. Fuori
dal possesso, dall’idea di possesso materiale. Per una patria o stato o
comunità nomade, aperta – il Vangelo è un poema del nomadismo, in tutti gli aspetti
e gli aneddoti (episodi) del racconto. E per il contrario: per i legami
familiari, per la comunità di vita e di fede, per il possesso produttivo (bene
indirizzato),
Un messaggio di libertà. Si dice dell’individuo, della scoperta e la
fondazione dell’individuo, ma questo non c’è, c’è la libertà.
Vita – “I biologi
molecolari hanno la tentazione di descrivere la cellula come un organismo perfetto.
Non lo è. La vita è tanto meravigliosa quanto inefficiente, ridondante, piena
di accidenti.
“I fisici cercano semplicità e perfezione, ma l’evoluzione procede
per incrementi e aggiustamenti.
“Non sopravvive il più adatto in assolto m l più adatto in cere
circostanze”.
Paul Nurse, inglese, biochimico, Nobel 2001 per la Medicina.
zeulig@antiit.eu
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