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Beati gli oziosi
L’elogio sarebbe degli “oziosi”, dei
fannulloni ma fantasiosi. Dei pigri, degli oziosi che però si guardano attorno.
A partire dalla scuola, e poi nel “lavorerio” - l’applicazione toglie molto più
di quanto dà.
Sulla linea del paradosso, ma con
applicazione, Stevenson nel 1877, a 27 anni, argomenta con cipiglio a favore
del guardarsi attorno piuttosto che faticare. Con serietà - il saggio ricomprese
poi, nel 1881, nella accolta “Virginibus Puerisque, and Other Essays”.
Un’argomentazione d’epoca, col flâneur di Baudelaire, e col Buonannulla
tedesco, di Hebel, e poi di Eichendorff e di Hamsun.
Roba d’abbondanza, insomma, nelle
attese, in prospettiva, in clima Excelsior. Una letturina corroborante, felicemente
in controtendenza con questa epoca, ricca come non mai, con una ricchezza diffusa
come non mai, nelle classi e nel globo, e triste, tetra - effetto del mercato,
i padroni sotterranei ci vogliono morti, moribondi, cupi, terrorizzati?
Curato da Franco Venturi, una delle
sue ultime cose. Con testo originale.
Robert Louis Stevenson, Elogio dell’ozio, La Vita Felice, p. 58
€ 6,50
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