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Bper non corre più
Il gran premio di Bper si ferma per il motore
ingrippato. La banca emiliana, che sembrava pronta a saltare dal quinto o sesto
posto al terzo, e forse al secondo, nel gotha bancario, si ferma: i vecchi soci
della ex Popolare, undici fondi, hanno paura dell’attivismo di Cimbri, del
socio di maggioranza Unipol di via Stalingrado.
Il voto disgiunto per la nomina del presidente,
con i fondi coalizzati contro la lista Unipol, è solo un inizio: non c’è più
fiducia tra le due componenti, degli azionisti storici per il nuovo
intraprendente socio. Tanto più che il presidente candidato da Cimbri, e poi imposto,
Flavia Mazzarella, ha fama negli ambienti finanziari di essere solo una sua pedina,
una pedina del manager Unipol. Per il precedente noto.
Mazzarella, già dirigente al Tesoro per le privatizzazioni
quando direttore generale era Draghi, nel 2012, da dirigente dell’Isvap (oggi
Ivass), si fece assegnare in qualità di arbitro la gara per l’acquisizione di
FondiariaSai dall’eredità Ligresti, e in tale veste favorì Unipol.
Per una condotta più prudente sarebbe anche la
Fondazione Sardegna, il secondo maggiore azionista, benché introdotto nell’azionariato
Bper nel 2019 con l’acquisizione di Unipolbanca, cioè da Cimbri.
Il nuovo consiglio ha tre membri dei fondi e
cinque di Fondazione Sardegna, contro i sette di Unipol. Lo stesso per il
collegio sindacale, due a Assogestioni e uno a Unipol.
Bper si è distinta per una serie impressionante
di acquisizioni nei vent’anni del Millennio, con una struttura federativa molto
ramificata. Salvo finire, la notte tra il 21 e il 22 giugno di tre anni fa, sotto
il controllo di Cimbri.
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