giovedì 22 aprile 2021

Bper non corre più

Il gran premio di Bper si ferma per il motore ingrippato. La banca emiliana, che sembrava pronta a saltare dal quinto o sesto posto al terzo, e forse al secondo, nel gotha bancario, si ferma: i vecchi soci della ex Popolare, undici fondi, hanno paura dell’attivismo di Cimbri, del socio di maggioranza Unipol di via Stalingrado.
Il voto disgiunto per la nomina del presidente, con i fondi coalizzati contro la lista Unipol, è solo un inizio: non c’è più fiducia tra le due componenti, degli azionisti storici per il nuovo intraprendente socio. Tanto più che il presidente candidato da Cimbri, e poi imposto, Flavia Mazzarella, ha fama negli ambienti finanziari di essere solo una sua pedina, una pedina del manager Unipol. Per il precedente noto.
Mazzarella, già dirigente al Tesoro per le privatizzazioni quando direttore generale era Draghi, nel 2012, da dirigente dell’Isvap (oggi Ivass), si fece assegnare in qualità di arbitro la gara per l’acquisizione di FondiariaSai dall’eredità Ligresti, e in tale veste favorì Unipol.
Per una condotta più prudente sarebbe anche la Fondazione Sardegna, il secondo maggiore azionista, benché introdotto nell’azionariato Bper nel 2019 con l’acquisizione di Unipolbanca, cioè da Cimbri.
Il nuovo consiglio ha tre membri dei fondi e cinque di Fondazione Sardegna, contro i sette di Unipol. Lo stesso per il collegio sindacale, due a Assogestioni e uno a Unipol.
Bper si è distinta per una serie impressionante di acquisizioni nei vent’anni del Millennio, con una struttura federativa molto ramificata. Salvo finire, la notte tra il 21 e il 22 giugno di tre anni fa, sotto il controllo di Cimbri.

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