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Cronache dell’altro mondo (106)
Lo stabilimento Amazon di Bessmer in Alabama,
profondo S ud, ha votato alla quasi unanimità, tre lavoratori su quattro, contro
la formazione di un sindacato. Tutti famigli di Jeff Bezos, l’uomo (di gran
lunga) più ricco del mondo, fortuna creata esclusivamente sul lavoro – dei dipendenti.
È il vecchio assetto - sogno? – della schiavitù.
Una tassa minima del 21 per cento sugli utili
d’impresa in tutto il mondo, dove gli utili si producono, è la proposta di
Biden ai 135 paesi che a Parigi negoziano una equal partnership nel fisco.
Semplice: un abbattimento della varie furberie statali per attrarre
investimenti che passano sotto la dizione “paradisi fiscali” – in Europa l’Olanda
e l’Irlanda. Il mite Biden prosegue l’opera di revisione della globalizzazione
dell’irruento Trump.
Nell’attesa di questa rivoluzione copernicana
mondiale, Biden opera per imporre alle multinazionali digitali, Apple, Google,
Facebook, di pagare le tasse nei paesi in cui operano, invece di (non) pagarle
nel domicilio fiscale di comodo, nel “paradiso fiscale”.
Biden ha varato un programma di spesa pluriennale
da 2 mila miliardi di dolari – il pil dell’Italia (prima del Covid, il pil
2019) - per infrastrutture, incentivi industriali e energia pulita. Da finanziare
con 2,5 miliardi di nuove tasse, a carico prevalentemente delle famiglie. Nell’America
della “libertà totale”.
“Gli asiatici-americani (sono) un’altra minoranza bersaglio di razzismo”,
cioè di tiro al bersaglio facile, “in alcuni casi (per fortuna numericamente
molto ridotti). Ma gli atti di violenza contro asiatici-americani da molti
decenni vengono commessi soprattutto da afroamericani e ispanici” – “Federico
Rampini, “D”.
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