Il genio prospera nella Bassa reggiana
Le ossessioni di Ligabue il
bolognese Diritti, un “cultore della materia”, biografo del pittore-scultore,
soggettista e sceneggiatore del suo film, trasforma in un quadro amabile della bassa
reggiana, tra Brescello (don Camillo-Peppone) e Guastalla. Di Gualtieri precisamente, che ospitò
paziente e anzi benevolo l’artista pazzo, espulso dalla Svizzera come indesiderabile.
Tanto più al confronto con questa Svizzera, tanto ben regolata e animata da buone
intenzioni quanto fredda – Ligabue viene dichiarato indesiderabile dopo le
aggressioni alla madre adottiva, pure affettuosa, e il ricovero in manicomio, da
cui era uscito bollato come incurabile.
Le bizzarrie del pittore-scultore,
un esercizio di bravura per il suo interprete, Elio Germano, vengono rappresentate
senza censure, nemmeno di buoni sentimenti. Un genio che si vorrà sempre
isolato, bisbetico, anche se morirà col tormento d’amore, di non poter essere
riamato. Ma in un quadro affettuoso – sono le campagne di Olmi, di Avati, di
cui Diritti è stato aiuto. Il pazzo, il Tudesc, passerà dalle suppliche al
sindaco per una sistemazione da indigente alla morte nel 1965 tra le visite dei
compaesani affettuosi, con una bella casa, tre automobili, e dodici
motociclette.
Poteva essere – si temeva – un racconto di demenza. Tanto più per essere parlato in svizzero-tedesco e in reggiano. È invece uno
di serenità, malgrado tutto: un omaggio all’umanità. Nostalgico?
Giorgio Diritti, Volevo nascondermi, Sky Cinema
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