astolfo
Cina – Viene rispettata dai virus dell’ultima
specie, dai coronavirus, nella loro denominazione da parte dell’Oms,
l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Prima che il virus fosse di origine
cinese – o prima della presidenza Xi Jinping, che a tutto presiede - i virus si
denominavano in base alla loro provenienza geografica – al luogo dove si erano
manifestati per la prima volta. Negli ultimi decenni: Ebola è il nome di un
fiume, Marburg viene dalla città tedesca, Hera da un quartiere urbano
australiano, Nipah da un villaggio della Malesia. La denominazione è cambiata
con la Sars, che si manifestò a Canton alla fine del 2002. E il nuovo corso è
stato mantenuto con Wuhan, denominando Covid-19 lo specifico virus.
Non
si vuole orientale, una presenza-potenza locale. Il nome è, letteralmente,
Regno di Mezzo, e tale la Cina si considera. Soprattutto con la presidenza “assertiva”
(nazionalista) di Xi Jinping. Accetta la denominazione “Oriente” perché utile
alla sua attuale collocazione nella scena mondiale, e perché effettivamente affacciata
sull’oceano Pacifico, ma si ritiene sempre la Terra di Mezzo. Un paese continentale,
più che una potenza marittima, al centro dell’Asia, fino al Pamir, il tetto del
mondo, prospiciente l’Afghanistan. In un’ottica che vede l’Europa, topograficamente
quale è, e politicamente, come una coda. E la Russia, con la sua vasta invasiva
presenza in Asia, un intruso – a fasi alterne, anche al tempo del presidente
Mao, come il primo nemico.
Corso forzoso – Fu l’atto di debutto
in economia dell’Italia unita, nel 1866, in preparazione alla guerra contro l’Austria.
L’espressione è stata usata nella fase di trapasso dalla moneta con garanzia
metallica alla carta moneta valida di per sé (“corso forzoso”), per il potere
dell’autorità di emissione – nel caso per il potere delegato dal governo alla piemontese
Banca Nazionale del Regno d’Italia - dopo qualche anno di pratica convenzionale
dei cambi e delle valute. Alla vigilia della guerra con la Prussia contro
l’Austria-Ungheria, e dopo due anni di crisi delle esportazioni, che avevano
ridotto le riserve della stessa Banca Nazionale del Regno d’Italia, impegnata a
ripagare in oro e argento i titoli di credito in mani straniere (ma anche
anzionali), il governo autorizzò la stessa Banca a emettere carta valuta senza
appunto la convertibilità in metallo – facendosi nel contempo anticipare un grosso
prestito, a fini bellici, a tasso irrisorio, dell’uno e mezzo per cento.
.
Friedmanismo – Analogo e antitetico
al keynesismo, è la dottrina di politica economica che domina le economie mondiali
da almeno un quarantennio, dalla premiership
Thatcher e dalla presidenza Reagan. Più a lungo e ben più incisivamente di
quanto abbia dominato il keynesismo, l’intervento pubblico nell’economia,
regolatore e di investimento. È voce meno diffusa, anche perché i suoi adepti
non sono ideologizzati come quelli di Keynes. Ma di più vasta e più duratura
presa.
Paul
Krugman ne dava la sintesi in termini di storia ecclesiastica sulla “New York
Review of Books” il 15 febbraio 2007, in morte dell’economista tre mesi prima: “La
storia del pensiero economico nel ventesimo secolo è un po’ come la storia
della cristianità nel sedicesimo secolo. Finché John Maynard Keynes non
pubblicò “La teoria generale dell’occupazione dell’interesse e della moneta”
nel 1936, l’economia – almeno nel mondo di lingua inglese – era dominata completamente
dall’ortodossia del libero mercato.
Eresie emergevano occasionalmente, ma erano sempre soppresse. L’economia
classica, scrisse Keynes nel 1936, aveva conquistato l’Inghilterra così
completamente come l’Inquisizione aveva conquistato la Spagna”.
Questa economia non
aveva però soluzioni per la Grande Depressione: “Keynes ebbe il ruolo di Martin
Luther King, fornendo il rigore intellettuale necessario a rendere l’eresia
rispettabile”. L’eresia diceva che il mercato non poteva risolvere il problema dell’occupazione,
e che lo stato doveva intervenire in grande scala: “Il keynesismo fu la grande
Riforma del pensiero economico. Seguita, inevitabilmente, da una Controriforma.
Molti economisti ebbero ruoli importanti nei revival dell’economia classica tra
il 1950 e il 2000, ma nessuno altrettanto influente di Milton Friedman. Se
Keynes fu Lutero, Friedman è stato Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. E
come i gesuiti, i seguaci di Friedman
hanno agito come un’armata disciplinata di fedeli, dirigendo una larga ma
incompleta, rotta dell’eresia keynesiana. A fine secolo, l’economia classica
aveva riguadagnato molto, anche se non
tutto, il suo precedente campo, e a Friedman va moto del merito”.
Oriente – Mantiene nella
globalizzazione i vecchi caratteri - che dopo Edward Said, “Orientalism”, usa dire
imperialisti e razzisti, inventati dall’Occidente, ma non per questo meno veri.
David Quammen, “perché non eravamo pronti”, riferisce il ricordo di un
ricercatore medico che in un ristorante di Ho Chi Min City, in Vietnam, assiste
alla macellazione di un pangolino, da 700 dollari, per tre clienti: vivo, stordito
con un mattarello, sgozzato, “il sangue venne raccolto e mescolato all’alcol per
i clienti, e la carne fu cucinata”, il tutto in vista.
Socialismo – Ha mutato
pelle nel Millennio dove è praticato, in Cina, Vietnam, Laos, e in minor misura
a Cuba: dalla lotta alla povertà attraverso la protezione e la promozione delle
masse, dei lavoratori, e della popolazione sfavorita in genere (donne, infanti,
sofferenti) è passato all’arricchitevi. A una “lotta alla povertà” attraverso
l’arricchimento. Cui si arriva anche senza riguardo per i diritti minimi delle
masse, in termini di paga oraria, di orari di lavoro, di condizioni di lavoro.
Stalingrado – Via Stalingrado,
omaggio al dittatore, resta solo in Italia. A Bologna, Prato, Savona, e in provincia
di Perugia e Rimini. Sesto San Giovanni, che si voleva la Stalingrado d’Italia,
d a tempo guarda a destra. Restano le vie Stalingrado camuffate come omaggio alla
resistenza antinazista, ma in quel ruolo il nome sarebbe stato Leningrado: Stalingrado
è stato assunto, in età togliattiana, in omaggio a Stalin. Anche dopo la sua
denuncia al partito Comunista Sovietico da parte di Krusciov nel 1956. In
Russia e negli ex apesi satelliti in Europa orientale le vie sono state
derubricate come ogni altro riferimento a Stalin.
Uomo forte - L’uomo forte
figura ricorrente dei regimi comunisti. Il presidente Xi è oggi in Cina
l’equivalente della presidenza Breznev nell’Urss, copia appena mascherata di
Stalin, con la “normalizzazione” di Praga e quella a distanza della Polonia, le
cliniche psichiatriche, le emigrazioni-espulsioni, le “guerre stellari”.
Xi
opera con finanziamenti e mercati, non con le armi e l’addestramento, ma anche
lui in chiave di proiezione politica mondiale.
A
parte Maduro e i tanti rais arabi e africani, uomini forti si incontrano solo
nei regimi comunisti, in Vietnam, nel Laos, a Cuba a lungo con i Castro, e in Corea
del Nord con la dinastia dei Kim, ora alla terza o quarta generazione.
astolfo@antiit.eu
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