venerdì 2 aprile 2021

Il mondo com'è (425)

astolfo 

Cina – Viene rispettata dai virus dell’ultima specie, dai coronavirus, nella loro denominazione da parte dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Prima che il virus fosse di origine cinese – o prima della presidenza Xi Jinping, che a tutto presiede - i virus si denominavano in base alla loro provenienza geografica – al luogo dove si erano manifestati per la prima volta. Negli ultimi decenni: Ebola è il nome di un fiume, Marburg viene dalla città tedesca, Hera da un quartiere urbano australiano, Nipah da un villaggio della Malesia. La denominazione è cambiata con la Sars, che si manifestò a Canton alla fine del 2002. E il nuovo corso è stato mantenuto con Wuhan, denominando Covid-19 lo specifico virus.
 
Non si vuole orientale, una presenza-potenza locale. Il nome è, letteralmente, Regno di Mezzo, e tale la Cina si considera. Soprattutto con la presidenza “assertiva” (nazionalista) di Xi Jinping. Accetta la denominazione “Oriente” perché utile alla sua attuale collocazione nella scena mondiale, e perché effettivamente affacciata sull’oceano Pacifico, ma si ritiene sempre la Terra di Mezzo. Un paese continentale, più che una potenza marittima, al centro dell’Asia, fino al Pamir, il tetto del mondo, prospiciente l’Afghanistan. In un’ottica che vede l’Europa, topograficamente quale è, e politicamente, come una coda. E la Russia, con la sua vasta invasiva presenza in Asia, un intruso – a fasi alterne, anche al tempo del presidente Mao, come il primo nemico.
 
Corso forzoso
– Fu l’atto di debutto in economia dell’Italia unita, nel 1866, in preparazione alla guerra contro l’Austria. L’espressione è stata usata nella fase di trapasso dalla moneta con garanzia metallica alla carta moneta valida di per sé (“corso forzoso”), per il potere dell’autorità di emissione – nel caso per il potere delegato dal governo alla piemontese Banca Nazionale del Regno d’Italia - dopo qualche anno di pratica convenzionale dei cambi e delle valute. Alla vigilia della guerra con la Prussia contro l’Austria-Ungheria, e dopo due anni di crisi delle esportazioni, che avevano ridotto le riserve della stessa Banca Nazionale del Regno d’Italia, impegnata a ripagare in oro e argento i titoli di credito in mani straniere (ma anche anzionali), il governo autorizzò la stessa Banca a emettere carta valuta senza appunto la convertibilità in metallo – facendosi nel contempo anticipare un grosso prestito, a fini bellici, a tasso irrisorio, dell’uno e mezzo per cento.
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Friedmanismo
– Analogo e antitetico al keynesismo, è la dottrina di politica economica che domina le economie mondiali da almeno un quarantennio, dalla premiership Thatcher e dalla presidenza Reagan. Più a lungo e ben più incisivamente di quanto abbia dominato il keynesismo, l’intervento pubblico nell’economia, regolatore e di investimento. È voce meno diffusa, anche perché i suoi adepti non sono ideologizzati come quelli di Keynes. Ma di più vasta e più duratura presa.
Paul Krugman ne dava la sintesi in termini di storia ecclesiastica sulla “New York Review of Books” il 15 febbraio 2007, in morte dell’economista tre mesi prima: “La storia del pensiero economico nel ventesimo secolo è un po’ come la storia della cristianità nel sedicesimo secolo. Finché John Maynard Keynes non pubblicò “La teoria generale dell’occupazione dell’interesse e della moneta” nel 1936, l’economia – almeno nel mondo di lingua inglese – era dominata completamente dall’ortodossia del libero mercato.  Eresie emergevano occasionalmente, ma erano sempre soppresse. L’economia classica, scrisse Keynes nel 1936, aveva conquistato l’Inghilterra così completamente come l’Inquisizione aveva conquistato la Spagna”.
Questa economia non aveva però soluzioni per la Grande Depressione: “Keynes ebbe il ruolo di Martin Luther King, fornendo il rigore intellettuale necessario a rendere l’eresia rispettabile”. L’eresia diceva che il mercato non poteva risolvere il problema dell’occupazione, e che lo stato doveva intervenire in grande scala: “Il keynesismo fu la grande Riforma del pensiero economico. Seguita, inevitabilmente, da una Controriforma. Molti economisti ebbero ruoli importanti nei revival dell’economia classica tra il 1950 e il 2000, ma nessuno altrettanto influente di Milton Friedman. Se Keynes fu Lutero, Friedman è stato Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti. E come  i gesuiti, i seguaci di Friedman hanno agito come un’armata disciplinata di fedeli, dirigendo una larga ma incompleta, rotta dell’eresia keynesiana. A fine secolo, l’economia classica aveva riguadagnato  molto, anche se non tutto, il suo precedente campo, e a Friedman va moto del merito”.
 
Oriente
– Mantiene nella globalizzazione i vecchi caratteri - che dopo Edward Said, “Orientalism”, usa dire imperialisti e razzisti, inventati dall’Occidente, ma non per questo meno veri. David Quammen, “perché non eravamo pronti”, riferisce il ricordo di un ricercatore medico che in un ristorante di Ho Chi Min City, in Vietnam, assiste alla macellazione di un pangolino, da 700 dollari, per tre clienti: vivo, stordito con un mattarello, sgozzato, “il sangue venne raccolto e mescolato all’alcol per i clienti, e la carne fu cucinata”, il tutto in vista.
 
Socialismo – Ha mutato pelle nel Millennio dove è praticato, in Cina, Vietnam, Laos, e in minor misura a Cuba: dalla lotta alla povertà attraverso la protezione e la promozione delle masse, dei lavoratori, e della popolazione sfavorita in genere (donne, infanti, sofferenti) è passato all’arricchitevi. A una “lotta alla povertà” attraverso l’arricchimento. Cui si arriva anche senza riguardo per i diritti minimi delle masse, in termini di paga oraria, di orari di lavoro, di condizioni di lavoro.
 
Stalingrado – Via Stalingrado, omaggio al dittatore, resta solo in Italia. A Bologna, Prato, Savona, e in provincia di Perugia e Rimini. Sesto San Giovanni, che si voleva la Stalingrado d’Italia, d a tempo guarda a destra. Restano le vie Stalingrado camuffate come omaggio alla resistenza antinazista, ma in quel ruolo il nome sarebbe stato Leningrado: Stalingrado è stato assunto, in età togliattiana, in omaggio a Stalin. Anche dopo la sua denuncia al partito Comunista Sovietico da parte di Krusciov nel 1956. In Russia e negli ex apesi satelliti in Europa orientale le vie sono state derubricate come ogni altro riferimento a Stalin.
 
Uomo forte - L’uomo forte figura ricorrente dei regimi comunisti. Il presidente Xi è oggi in Cina l’equivalente della presidenza Breznev nell’Urss, copia appena mascherata di Stalin, con la “normalizzazione” di Praga e quella a distanza della Polonia, le cliniche psichiatriche, le emigrazioni-espulsioni, le “guerre stellari”.
Xi opera con finanziamenti e mercati, non con le armi e l’addestramento, ma anche lui in chiave di proiezione politica mondiale.
A parte Maduro e i tanti rais arabi e africani, uomini forti si incontrano solo nei regimi comunisti, in Vietnam, nel Laos, a Cuba a lungo con i Castro, e in Corea del Nord con la dinastia dei Kim, ora alla terza o quarta generazione.


astolfo@antiit.eu

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