giovedì 29 aprile 2021
Il mondo com'è (427)
Colonne d’Ercole – La porta
proibita più attraversata probabilmente della storia, anche nei tempi antichi.
Un limite estremo del mondo conosciuto che di fatto era una porta per l’attraversamento
verso altri lidi, cabotando l’Africa occidentale. Già a opera dei cartaginesi-fenici.
Si navigava in epoca storica dalla Scandinavia e dall’Irlanda – non dall’Inghilterra,
terra di terragni, fino allo sbarco dei Normanni - verso il Mediterraneo e
ritorno (meglio verso il Mediterraneo che per il ritorno, per i venti e le correnti),
lungo la penisola iberica e attraverso le Colonne d’Ercole. L’“Edda” celebra la
spedizione di Sigurd re di Norvegia verso il Mediterraneo con la sua flotta nel
1107 per recarsi in Terrasanta in sostegno del regno di Gerusalemme, creato con
la prima Crociata. Navigò senza problemi, facendo tappa a Palermo, pe rendere
omaggio al suo quasi connazionale Ruggero II d’Altavilla, conte di Sicilia,
partecipò alla conquista di Sidone, fu ospite gradito e sorpreso a Costantinopoli,
e con i cavalli dell’imperatore Alessio I Comneno, al quale aveva ceduto le sue
navi, fece un ritorno lungo tre anni, invece delle poche settimane dell’andata:
attraverso la Bulgaria, l’Ungheria, la Pannonia, la Germania meridionale (Baviera
e Schwabia, la Soave di Dante), la Danimarca, fu a casa nel 1111.
A Lucera, il posto più remoto del suo regno rispetto a Palermo,
Federico II confinò i mussulmani per mettere fine alle croniche rivolte degli
arabo-berberi. Avevano vissuto in Sicilia per due secoli e mezzo
(827-1091), ma non si erano integrati. Confinò quelli rimasti nell’isola
dopo la sconfitta del califfato di Palermo, e in Calabria e Puglia nelle
piccole-grandi enclaves di saraceni costituitesi al tempo
degli effimeri califfati, organismi pirateschi, diffusi lungo le coste ioniche
e tirreniche al cessare del controllo bizantino. Di ventimila di essi, si
suppone i più facinorosi, Federico II dispose la deportazione a Lucera – inizialmente
anche a Girifalco, in Calabria, e Acerenza in Basilicata, da cui poi fu costretto
a ritrasferirli a Lucera: agli antipodi della sua capitale, in una sorta di
deserto urbano, non creava un “paradiso degli infedeli” ma un campo di
punizione.
Lucera
non ricorda con orgoglio quell’esperienza. Ne tiene contro nella sua storia, ma
soprattutto si rifà al suo ruolo e ai suoi monumento nell’antico impero romano,
e poi con i regni longobardi.
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