Il mondo com'è (427)
astolfo
Colonne d’Ercole – La porta
proibita più attraversata probabilmente della storia, anche nei tempi antichi.
Un limite estremo del mondo conosciuto che di fatto era una porta per l’attraversamento
verso altri lidi, cabotando l’Africa occidentale. Già a opera dei cartaginesi-fenici.
Si navigava in epoca storica dalla Scandinavia e dall’Irlanda – non dall’Inghilterra,
terra di terragni, fino allo sbarco dei Normanni - verso il Mediterraneo e
ritorno (meglio verso il Mediterraneo che per il ritorno, per i venti e le correnti),
lungo la penisola iberica e attraverso le Colonne d’Ercole. L’“Edda” celebra la
spedizione di Sigurd re di Norvegia verso il Mediterraneo con la sua flotta nel
1107 per recarsi in Terrasanta in sostegno del regno di Gerusalemme, creato con
la prima Crociata. Navigò senza problemi, facendo tappa a Palermo, pe rendere
omaggio al suo quasi connazionale Ruggero II d’Altavilla, conte di Sicilia,
partecipò alla conquista di Sidone, fu ospite gradito e sorpreso a Costantinopoli,
e con i cavalli dell’imperatore Alessio I Comneno, al quale aveva ceduto le sue
navi, fece un ritorno lungo tre anni, invece delle poche settimane dell’andata:
attraverso la Bulgaria, l’Ungheria, la Pannonia, la Germania meridionale (Baviera
e Schwabia, la Soave di Dante), la Danimarca, fu a casa nel 1111.
Lucera – La concentrazione
nella città apulo-molisana, porta del Tavoliere, poi capoluogo della
Capitanata, degli arabi del Regno del Sud, il regno di Palermo, normanno e poi
svevo, nel 1223, per editto di Federico II di Svevia, con libertà di usi, leggi
e culto, è portata ad esempio di integrazione e tolleranza. Presentata dagli
storici, e conosciuta dal largo pubblico, come tale: come una “società mista”,
di popoli, culture, religioni, anche ostili fra di loro e tuttavia in pace. Anche
per la fedeltà al regno di Palermo che Lucera mussulmana mantenne nei
successivi eventi - successivi alla morte di Federico II nel 1250 - per tutte
le guerre che portarono all’annientamento degli eredi del terzo “vento di Soave”di
Dante in “Paradiso”: Corrado IV, Manfredi (“Sultano di Lucera” fu uno dei suoi
appellativi) e Corradino. Lo stesso Federico II promosse e favorì quella
lettura, forte della “crociata pacifica”, la sesta, 1228-29, quando ebbe dal
khedivé d’Egitto, per conto del sultan Saladino, tutti i luoghi sacri cristiani
e altri, Gerusalemme, Betlemme, Nazaret, Sidone, e altre località col sol
negoziato diplomatico. Visitò spesso Lucera mussulmana e ne promosse costruzioni
monumentali e difese. Ma Lucera fu mussulmana in realtà per un atto di
deportazione.
A Lucera, il posto più remoto del suo regno rispetto a Palermo,
Federico II confinò i mussulmani per mettere fine alle croniche rivolte degli
arabo-berberi. Avevano vissuto in Sicilia per due secoli e mezzo
(827-1091), ma non si erano integrati. Confinò quelli rimasti nell’isola
dopo la sconfitta del califfato di Palermo, e in Calabria e Puglia nelle
piccole-grandi enclaves di saraceni costituitesi al tempo
degli effimeri califfati, organismi pirateschi, diffusi lungo le coste ioniche
e tirreniche al cessare del controllo bizantino. Di ventimila di essi, si
suppone i più facinorosi, Federico II dispose la deportazione a Lucera – inizialmente
anche a Girifalco, in Calabria, e Acerenza in Basilicata, da cui poi fu costretto
a ritrasferirli a Lucera: agli antipodi della sua capitale, in una sorta di
deserto urbano, non creava un “paradiso degli infedeli” ma un campo di
punizione.
Quanti
erano gli arabo-berberi, i mussulmani, nel regno non si sa. A Lucera furono confinati
i più riottosi, gli agitatori. Molti altri, probabilmente i più, restarono
nelle aree di origine, più o meno convertiti, comunque integrati alle comunità
locali, di cui restano testimonianze diffuse nell’onomastica: Pagano, Morabito,
Vadalà, Bagalà, Zappalà, Gangemi, Macaluso, Molé, Sciortino, Musumeci, Caffaro,
Buscemi, Cabibbo, Jacchia....
La
Lucera mussulmana, detta Lugarah, o Lushira, di governo facile perché direttamente
dipendente dal re, conobbe una immediata fioritura economica. Gli arabi erano
le maestranze in Sicilia, e anche i commercianti piccoli e grandi dell’isola - lasciarono
vuoti che Federico II dovette colmare
con l’immigrazione qualificata dal Nord Italia, che l’onomastica tuttora
certifica. Lavoravano la pietra, il ferro (armi), i metalli in genere. Organizzarono
perfino, ai margini del Tavoliere, delle
colture irrigue. Se ne parlò in Nord Africa come di una nuova Cordoba. I
proscritti avevano anche libertà di reggimento politico e di culto. Ma non fu
un’esperienza di integrazione: Lucera fu mussulmana senza cristiani – una tradizione
riduce a dodici i cristiani rimasti: un dato non storico che però dice come la
concentrazione fu vissuta. Nel campo cattolico, subito dopo la morte di
Federico II, il papa Alessandro IV, Rinaldo del Sannio, il papa nipote di
Gregorio IX, nel 1255 emise una bolla “Pia Matris” contro Manfredi e Lucera,
chiamando a una crociata. Altri interventi
papali seguiranno, contro la “Luceria Saracenorum”. Nel 1300, anno del primo
giubileo, papa Bonifacio VIII riuscì a organizzare la crociata, “Crociata angioina”:
Lucera fu conquistata il 23 agosto – San Bartolomeo. Gli abitanti sopravvissuti
furono dapprima dispersi, poi rintracciati e venduti come schiavi. Anche i
neonati. Il “Codice diplomatico dei saraceni di Luceri”, a cura di Pietro Egidi, esumava un secolo fa fra i tanti un bando di vendita in latino di 44
saraceni ad Altamura, maschi e femmine, “mares et feminas”, tra i quali un bambino di un anno e mezzo,
una bambina di due anni e mezzo, un “masculus” di “anni IX” e una “infantula di
tre mesi che ancora non ha nome”.
Lucera
non ricorda con orgoglio quell’esperienza. Ne tiene contro nella sua storia, ma
soprattutto si rifà al suo ruolo e ai suoi monumento nell’antico impero romano,
e poi con i regni longobardi.
Mers-el-Kébir – Nel 1940 la
flotta inglese, temendo che le navi da guerra francesi concentrate in Algeria,
a Orano e Mers-el-Kébir, passassero sotto controllo tedesco, in virtù dell’armistizio
firmato dalla Francia con la Germania il 22 giugno, le affondò. Provocando la morte di 1.300
marinai.
Non
fu un’azione di sorpresa, né un colpo di mano. Lunghe discussioni si erano avute
tra i governi ancora alleati, prima e subito dopo l’armistizio, di Londra e
Parigi sul destino della flotta militare. Ma la stessa fu affondata di sorpresa, il 3 luglio dieci giorni appena dopo gli accordi franco-tedeschi. Nel corso della “drôle de guerre”, la
guerra per finta, del 1939-40, la flotta era stata messa al sicuro in Nord Africa
e nell’Africa Occidentale a dominazione francese. Maturando la sconfitta, l’ammiraglio
in capo, Darlan, aveva detto chiaro che in caso di armistizio non si sarebbe
consegnato ai tedeschi. Ma poi, nominato ministro della Marina nel governo collaborazionista
di Vichy, aveva trasformato le indicazioni in generiche messe in guardia contro
interessi “non nazionali”. L’attacco inglese avvenne di sorpresa, ma era stato
preceduto da un intenso scambio diplomatico, in cifra. Diffidenti l’una dell’altra
entrambe le parti.
Vivaldi - Ugolino e Vadino Vivaldi hanno tentato nel 1291
la via delle Indie per via d’Occidente: oltrepassando le colonne d’Ercole, circumnavigare
l’Africa. Non fecero ritorno, probabilmente naufraghi alla foce del Senegal.
astolfo@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento