“Il mistero dell’Incarnazione, che oggi celebriamo, è il vero
centro ispiratore e il nucleo essenziale di tutto il poema. In esso si realizza
quello che i Padri della Chiesa chiamavano «divinizzazione», l’admirabile
commercium, il prodigioso scambio per cui, mentre Dio entra nella nostra
storia facendosi carne, l’essere umano, con la sua carne, può entrare nella
realtà divina, simboleggiata dalla rosa dei beati”.
Il 25 marzo, data del commento di
papa Francesco alla “Divina Commedia”, è il giorno in cui per tradizione si
inizia il viaggio di Dante, ed era il Capodanno del calendario fiorentino, che
allora si contava ab Incarnatione –
dal mistero dell’Incarnazione di Cristo: “Il 25 marzo, infatti, a Firenze iniziava l’anno secondo il computo ab
Incarnatione. Tale data, vicina all’equinozio di primavera e nella
prospettiva pasquale, era associata sia alla creazione del mondo sia alla
redenzione operata da Cristo sulla croce, inizio della nuova creazione…Il mistero dell’Incarnazione, che oggi
celebriamo, è il vero centro ispiratore e il nucleo essenziale di tutto il
poema”.
L’Incarnazione “invita a contemplare il
disegno d’amore che è il cuore stesso e la fonte ispiratrice dell’opera più
celebre del Poeta, la Divina Commedia, nella cui ultima cantica
l’evento dell’Incarnazione viene ricordato da San Bernardo con questi celebri
versi: «Nel ventre tuo si raccese l’amore, / per lo cui caldo ne l’etterna pace
/ così è germinato questo fiore» (Par. XXXIII, 7-9)”.
Quello di Dante è un viaggio, argomenta il papa con cura filologica,
del desiderio nella libertà. Al termine del quale “l’umanità, nella sua concretezza, con i gesti e
le parole quotidiane, con la sua intelligenza e i suoi affetti, con il corpo e
le emozioni, è assunta in Dio”. Citando papa Paolo VI Montini: “«Poema della pace è la Divina Commedia:
lugubre canto della pace per sempre perduta è l’Inferno, dolce canto
della pace sperata è il Purgatorio, trionfale epinicio di pace
eternamente e pienamente posseduta è il Paradiso». In tale prospettiva,
proseguiva il Pontefice, la Commedia «è il poema del
miglioramento sociale nella conquista di una libertà, che è franchigia
dall’asservimento del male»”.
Il
papa argentino fa una lettura morale e teologica della “Divina Commedia”,
corredata del “Convivio”. Per una forte avocazione di Dante uomo, politico
integro, anche nela disgrazia, e poeta di forte fede. Sempre nell’alveo della
chiesa, e tanto più quando ne censura i peccati. Nel “Convivio” Dante ha
analizzato “il dinamismo del desiderio”. L’itinerario del poema è “il cammino
del desiderio”. Una ricerca universale: “Dante sa leggere in profondità il cuore umano e in tutti, anche
nelle figure più abiette e inquietanti, sa scorgere una scintilla di desiderio
per raggiungere una qualche felicità, una pienezza di vita”. Pur nelle
estreme difficoltà del lungo esilio, sa raccontarsi “il punto di partenza di ogni itinerario
esistenziale, il desiderio, insito nell’animo umano, e il punto di arrivo, la
felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio”. Un “ardito programma di
vita”, di cui Dante si fa “messaggero, profeta e testimone”. In “un cammino
che non è illusorio o utopico ma realistico e possibile”. Aricchito da una “presenza
femminile” costante – il poema è anche “un bel trattato di mariologia”.
Una lettura quale è d’uso da
qualche tempo, col rinnovamento della chiesa. Papa Francesco può premettere
alla sua valuatzione quella dei suoi immediati predecessori, papa Ratzinger
soprattutto, papa Woitiła e papa Montini, nonché Benedetto XV nel 1921, per il
sesto centenario – “raccogliendo gli spunti emersi nei precedenti pontificati,
particolarmente di Leone XII e san Pio X”. Di suo invitando infine “le comunità cristiane, soprattutto quelle
presenti nelle città che conservano le memorie dantesche, le istituzioni
accademiche, le associazioni e i movimenti culturali, a promuovere iniziative
volte alla conoscenza e alla diffusione del messaggio dantesco nella sua
pienezza”.
Le edizioni San Paolo corredano la
lettera del papa con un’introduzione del cardinale Ravasi, un commento
“poetico” di Daniele Mencarelli, uno letterario di Natascia Tonelli e uno
teologico di Giuliano Vigini.
Papa Francesco, Candor Lucis Aeternae, free online
Gruppo Editoriale San Paolo, pp.
112 € 2,90
Il papa argentino fa una lettura morale e teologica della “Divina Commedia”, corredata del “Convivio”. Per una forte avocazione di Dante uomo, politico integro, anche nela disgrazia, e poeta di forte fede. Sempre nell’alveo della chiesa, e tanto più quando ne censura i peccati. Nel “Convivio” Dante ha analizzato “il dinamismo del desiderio”. L’itinerario del poema è “il cammino del desiderio”. Una ricerca universale: “Dante sa leggere in profondità il cuore umano e in tutti, anche nelle figure più abiette e inquietanti, sa scorgere una scintilla di desiderio per raggiungere una qualche felicità, una pienezza di vita”. Pur nelle estreme difficoltà del lungo esilio, sa raccontarsi “il punto di partenza di ogni itinerario esistenziale, il desiderio, insito nell’animo umano, e il punto di arrivo, la felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio”. Un “ardito programma di vita”, di cui Dante si fa “messaggero, profeta e testimone”. In “un cammino che non è illusorio o utopico ma realistico e possibile”. Aricchito da una “presenza femminile” costante – il poema è anche “un bel trattato di mariologia”.
Papa Francesco, Candor Lucis Aeternae, free online
Gruppo Editoriale San Paolo, pp. 112 € 2,90
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