Letture - 455
letterautore
Amore – Distingue
l’uomo dalle bestie, secondo Beaumarchais - al “Matrimonio di Figaro”, alla scena
seconda dell’atto secondo. Per un particolare: “Fare l’amore in ogni stagione,
non c’è altro che ci distingua dalle bestie”.
Dante
–“Li tedeschi lurchi” dell’ “Inferno”, XVII, 21, non
è spregiativo, come comunemente inteso, al modo del boche francese. Treccani, che lo recepisce, così come il “Dizionario
della Divina Commedia” di Ernesto
Malato, lo spiega bene: “lurco” viene dal latino lurco-onis, e sta per “ghiottone, mangione, beone, ingordo”
La “Commedia” Boccaccio dice “la moltitudine delle storie”.
In effetti.
“Primo Levi si salvò da Auschwitz”, come si sa,
ricorda Rumiz, “La leggenda dei monti naviganti”, 71, “recitando la Commedia. Serbare il verbo nel petto gli
impedì di diventare un numero: il segreto della parola fece la differenza tra i
vivi e i morti”.
Discorso
indiretto – Lo “stile indiretto libero”, che tanto
angustiava-stimolava Pasolini, e un po’ tutta la letteratura italiana dopo
Flaubert (per oltre un secolo, tra Otto e Novecento, le lettere italiane si
sono commisurate su quelle francesi), era ritenuto un uso non francese, spiega
Vittorio Lugli nel saggio “Lo stile indiretto libero in Flaubert e in Verga” (ora
in “Dante e Balzac). Era ritenuto “un costrutto comune in tedesco e non raro
nell’inglese”. Mentre era usato, con ottimi effetti, da La Fontaine, prima di
diventare “forma usatissima” di Flaubert. Era uno dei “segreti” delle favole:
“Questa singolare forma, tanto frequente in La Fontaine”, “questo alternare il
discorso diretto, l’indiretto e il terzo modo”, era “uno dei sottili
accorgimenti linguistici” che fanno animate le sue rappresentazioni. La
scoperta, spiega Lugli, è recente, del linguista ginevrino Jean Bailly nel
1912, in chiave etnica, nazionale: per contestare lo studio del romanista
tedesco Fritz Strohmeyer “Der Styl des französischen Sprache” (ancora valido,
riedito di recente con pochi adattamenti di Hans.Wilhelm Klein, n.d.r.),
secondo cui il discorso indiretto ripugnava al francese, alla lingua.
“Terzo modo” è l’inserimento del discorso indiretto
senza subordinate: “Se qualche gatto faceva rumore,\ il gatto prendeva il
denaro”, cioè lo rubava – il ciabattino arricchito de “Il ciabattino e il
finanziere”, che ha paura di tutto, pensa che anche il gatto gli rubi il
denaro.
Disney – Disseminatore
di violenza, a partire dai fanciulli, secondo Pasolini. Secondo il Pasolini del
ritratto che ne fa Elsa de’ Giorgi, che gli fu sempre vicina, in “Ho visto partire
il tuo treno”, 120: “Con meticolosità certosina, a lume di Marx, ripercorreva analizzandoli
i frammenti della catastrofe”, la fine degli ideali della Resistenza subito dopo
la guerra: “lo spostamento della violenza portato da Walt Disney, diceva, immagini
di primordiale innocenza, come animali antropomorfizzati, si concretava nell’amabilità
ambigua dei tre porcellini che altro non sono se non i petrolieri di Dallas”.
Si radica in questa analisi anche la vena di “Petrolio”?
Film
– Una folgorazione lo voleva Kirk Douglas centenario:
“Lo scopo fondamentale di un film è la folgorazione. Mostrare allo spettatore
qualcosa che non ha altrimenti la possibilità di vedere”. Magari per sua
oftalmia?
Forestiero
– “Colui che esce dalla foresta”, è l’etimo
persuasivo di Paolo Rumiz, “La leggenda dei monti naviganti”, 221. Treccani invece
lo deriva dal provenzale forestier,
derivato a sua volta dal latino foris,
fuori.
Germania
– “Non sa più chi è. Meglio” – Volker Schlöndorff a
Cecilia Bressanelli, “La Lettura”. Precisamente: “É difficile parlarne, perché
ha perso un po’ la sua identità. In un
certo senso è positivo. I tedeschi oggi, di fatto, non sanno chi sono”.
Influencer
- Tutto è possibile, come no? Quando la marchesa di Coëtlogon
partorì un bambino nero, questo fu perché, scrisse madame de Sevigné
preoccupata alla figlia incinta, aveva bevuto in gravidanza una tazza di
cioccolato.
La Marquise de Sévigné è ora un marchio celebre, di cioccolata. Di cui la vera
marchesa fu personalmente ghiotta – oggi se ne direbbe ambasciatrice o
testimonia. E la consigliava, come bevanda nutriente a pranzo, buona per le
quaresime, e ottima per il buonumore - “fa simpatiche le peggiori compagnie”.
La Marquise de Sévigné è ora un marchio celebre, di cioccolata. Di cui la vera
marchesa fu personalmente ghiotta – oggi se ne direbbe ambasciatrice o
testimonia. E la consigliava, come bevanda nutriente a pranzo, buona per le
quaresime, e ottima per il buonumore - “fa simpatiche le peggiori compagnie”.
Proust
– Note ma non considerate le riserve di Gide su
Proust. Ben esplicite nel “Diario”. Non solo per l’omosessualità - del tipo “uranista”
che Gide non approvava – camuffata in “Sodoma e Gomorra”, a suo dire
ipocritamente, nelle forme “del grottesco e del ripugnante”. Ma più per la
scrittura, Gide avendo approfondito il classicismo, la litote. Nel gennaio 1914
scriveva a Proust entusiasta, per fare ammenda dell’incomprensione alla prima
lettura di “Swann” – di un solo quaderno di “Swann” – rifiutandone la
pubblicazione nella “Nouvelle Revue Française”. Nel 1929 annota una riserva più
fondata: “La minuzia di Proust può divertire lo spirito, e fare di più: lo informa;
ma mi rifiuto di vedervi più di un lavoro preliminare”. Tornandoci sopra dieci
anni dopo, nel 1938, il 22 settembre: ammirato ma irritato per “il maniaco
bisogno di analisi”. Che si risolve in una impalcatura, una “architettura”, che
distrae l’occhio, gli impedisce di cogliere l’insieme.
Sogno
– È perdita? E traviamento? “Perdere dei
secoli in sogno, come Césaire d’Heisterbach” (Jünger, La capanna nella vigna”,
101). Césaire d’Heisterbach è un benedettino di cui la leggenda racconta che
dimenticò il passaggio dei secoli ascoltando nella foresta un uccello nel quale
s’era incarnata l’eternità (“versione tedesca di un racconto molto noto”, ib.).
Ma nell’incoscienza l’attrazione dell’errore è più forte: “La svolta verso
l’errore, nell’incoscienza, è materia di quasi tutti i racconti di Poe” (ib.).
La caduta è inavvertita.
Traviata
– Croce non ne apprezzava il soggetto originario,
“La signora delle camelie”, il dramma di Dumas figlio, convinto che il
personaggio – eroe, eroina - deve avere una moralità borghese.
letterautore@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento