Niente governo, siamo sottogovernisti
Natalia Aspesi, beccata da una lettrice renziana
di “la Repubblica” (ma quanto era “renziano” Scalfari a suo tempo…) per aver
scritto di tiro al piccione contro Renzi, spiega cosa ha voluto dire e conclude:
“Non sono ferrata in politica, la seguo per sensazioni e a me i suoi anni da
premier sono sembrati i migliori degli ultimi tempi”, i suoi di Renzi. Obiezioni?
Da ultimo, si può aggiungere, nella riforma del Parlamento, cui avrebbe dato
finalmente un ruolo e una voce, battuta per ben 6-4.
Si lincia Renzi come Fanfani, come Craxi, i
pochi che abbiano “fatto qualcosa” al governo – si risparmia De Gasperi perché
è morto presto, ma non prima di averlo seppellito sotto la “legge truffa”. Si
linciano non a opera dei social, come si dice. A opera dell’opinione pubblica “qualificata”,
cioè dei grandi giornali, degli strateghi politici, degli studiosi di politica,
dei capi d’industria e di banca, della cosiddetta classe dirigente.
L’Italia ha un governo che è uno straccio. Nemmeno
buono per la polvere. Il presidente del consiglio, benché da qualche tempo (non
in questa legislatura, che pure si vuole nuova e nuovissima), eletto direttamente,
in quanto capo della coalizione vincente, non ha nessun potere: può solo
dimettersi. Non è un premier – ne è l’antitesi:
il presidente del consiglio è l’antitesi del premier. Il governo non è il suo ma del presidente dela Repubblica -
di diritto e di fatto. Non può fare da solo una legge (Conte ha abusato:
governava con maggioranze disomogenee e non aveva altro rimedio che i suoi
propri decreti, a tutti gli effetti incostituzionali). Non può dimettere un ministro,
e nemmeno un sottosegretario, può solo dimettersi lui. Non nomina i suoi ministri, glieli nomina il presidente della
Repubblica – di norma e spesso anche di fatto. E ciononostante è boicottato in
tutti i modi da tutti, tutti quelli che possono.
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