Secondi pensieri - 446
zeulig
Democrazia - Nella forma parlamentare
nasce ecclesiastica. Come dagli studi di Alessandro Passerin d’Entrèves – assunti
poi da Hannah Arendt. Dapprima come forma di sopravvivenza nella barbarie,
secondo documenta Carlo M. Cipolla nella “Storia facile dell’economia italiana
dal Medioevo a oggi”. Le città nell’alto Medioevo, cioè i conglomerati
“civili”, dotati di leggi, convenzioni, senso comunitario, spazi anche fisici
di dibattito, erano spopolate e in rovina, “quando non erano scomparse del
tutto”: sopravvivevano “principalmente come centri delle amministrazioni
vescovili”. Su questa base rifioriranno attorno al Mille, ricominciando a “pulsare
di nuova, frenetica, energia vitale”, che porterà alla manifattura, all’esportazione,
e alla rendita urbana, i grandi motori dell’accumulazione del capitale, della ricchezza.
Gigantesco – È il segno
del contemporaneo secondo Heidegger, in nota a “L’epoca dell’immagine
dell’uomo” (in “Sentieri interrotti”, 100): “Dunque, nelle forme e nei travestimenti
più diversi, si fa strada il gigantesco. Ciò avviene anche nella direzione del
sempre più piccolo. Basta pensare ai numeri della fisica atomica”.
Nel mondo dell’infinitamente piccolo e della velocità ultrasonica,
che sembra cioè volere “annullare” quantità, tempo e spazio, tutto questo può
avvenire solo per un gigantismo “illimitato”. Cioè per l’avvento della
quantità. “Il gigantesco avanza in una forma che sembra voler dissolverlo”,
continua Heidegger: “con l’annullamento delle grandi distanze per mezzo dell’aeroplano,
con la rappresentazione… di modi lontani nella loro quotidianità” - attraverso
la radio, spiegava, quindi a maggior ragione con la tv e la rete: Non è un
“vuoto indefinitamente esteso del quantitativo puro”, non è “ingrandimento” o
“sorpasso” – non roba da barone di
Münchhausen, si direbbe: “Il gigantesco è ciò attraverso cui il quantitativo si costituisce in una sua propria qualità” –
“un modo eminente del grande”. Pianificazione, calcolo, organizzazione,
assicurazione portano “il quantitativo a capovolgersi in una sua propria
qualità”, e “il gigantesco, e ciò che all’apparenza è sempre interamente calcolabile,
si trasformano, proprio perché tali, nell’incalcolabile”.
Materia – È multiforme e
mobile, nell’apparente immobilità-eternità. Lo scrittore Primo Levi può dirla
di “passività sorniona, vecchia come il Tutto e portentosamente ricca d’inganni,
solenne e sottile come la Sfinge”. O anche: “La materia è viva: madre e nemica,
neghittosa e alleata, stupida, inerte, pericolosa a volte, ma viva”. Un incubus
a volte, aggresivo, comunque pauroso. O idillico. Inerte per lo più, ripiegata
in se stessa. Anch’essa alla ricerca dell’origine
della vita, benché a sua insaputa, benché in tanta alluvionale inerzia.
Ma quanto è regolare, regolabile, o caotica, essendo irregolare, cioè
casuale? Solo in parte prevedibile e calcolabile, ma al fondo no - comunque sempre
con al riserva dell’imprevedibile? Il principio darwnistico dà alla materia una
ratio, ma dentro un paradigma, se la
vita cioè va dal meno al più, dal più semplice al più complesso, dall’abbozzo
al finito, dal grezzo al semplice o gentile, dall’inerte alla vita. Ma è dubbio
che l’universo, la materia, preferisca l’ordine al disordine, la purezza al
groviglio-miscuglio. È stupida o intelligente? Lo stesso scrittore, Primo Levi,
rileva: Sono molti i minerali i cui nomi contengono ardici che significano
«inganno, frode, abbagliamento»”.
Metafisica – È
irragionevole? Oltre la natura, contro la natura è insensato e senza fondamento:
la ricerca dell’altro dalla natura non può non essere “natura le”. Cioè
imprevedibile, insensata.
È un tentativo di sfuggire all’irragionevolezza. Per mano dell’uomo,
e cioè di un essere naturale. Oppure l’uomo non è naturale, non del tutto, e
questo è il busillis Darwin.
Natura – Si oppone alla
razionalità nel senso corrente. Della razionalità come dell’opposto al naturale
– passionale, inconsiderato. Ma la razionalità è ben animale – e pare anche
vegetale – e quindi naturale.
È stata fondamento e causa della religione, come e più della
metafisica. Di una fede in qualcosa che la sovrasta, le dà un senso.
Teleologico (unde Malum?), se non
razionale – razionale è l’orrore lucreziano
della natura.
Al colpo d’occhio storico, se ne può argomentare il relativo, oggi, da
qualche decennio ammaestramento – come usava un tempo dei domatori con gli
animali selvaggi in gabbia. Anzi l’assunzione della natura a metro principe di
ogni bene o assetto. Ma in evidente solco affaristico, industriale,
commerciale, politico, dell’ecobusiness.
Nichilismo – Non è la
miscredenza, spiega Heidegger (“La sentenza di Nietzsche: «Dio è morto»”), ma
la dissoluzione del sovrasensibile platonico – di origine platonica - che ha pervaso la filosofia “occidentale”. Una
costante dell’Occidente, non in termini di “tramonto” ma di logica interna. Ma
è un pessimismo della forza, critico, attivo, non il “pessimismo della
debolezza” – è l’“ideale di vita potenziato al massimo” di Nietzsche (“Volontà
di potenza”, Af.14, anno 1887).
Religione – Ma è il fondamento
– è della stessa natura – della metafisica: legare insieme ciò che nella natura
non è.
E come è possibile, l’uomo è pur sempre naturale, seppure dop, doc, docg,
igp, anzi perché dop, doc eccetera? Se la natura è male, anche la riflessione
sulla Natura è Male. O la riflessione non è naturale? Ne va di Darwin.
Ma, poi, tutto nella natura è animato
. Documentato in tutte le forme di vita
animale. Ora anche in quelle vegetali, ogni spora o filamento fa scelte. E probabilmente
anche nei minerali.
È il passaggio dalla fatalità oscura alla coscienza. Che è anche l’introiezione
del Male, con la Colpa – “la peste sono io!”, dirà Edipo.
Ma l’uomo non vuole\può recidere il legame con la natura, l’oscura
fatalità: prova a esorcizzarla. L’uomo vuole
andare oltre, questa è la differenza, rendersi autonomo dalla natura, più
razionale che naturale: trasumanare piuttosto che adattarsi. Nel senso che al
termine dantesco dà l’esegesi del papa santo Giovanni Paolo II: “Trasumanare. Fu questo lo sforzo supremo di Dante: fare in
modo che il peso dell’umano non distruggesse il divino che è in noi, né la
grandezza del divino annullasse il valore dell’umano. Per questo il Poeta lesse
giustamente la propria vicenda personale e quella dell’intera umanità in chiave
teologica”
Salvezza è la parola chiave: si concepisce
il fatto religioso andando alla ricerca della salvezza. Di una salvezza. Da
chi? Da quale minaccia, dalla condizione
umana?
Valore – Non una qualità
ma un punto di vista. Un eRSATZ, un sostituto della verità.
Heidegger lo rileva ricorrente dell’Ottocento, e ne trova il
coronamento in Nietzsche, con la trasmutazione e tutto, una metafisica in
realtà dei valori (“La sentenza di Nietzsche: «Dio è morto»”).
zeulig@antiit.eu
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